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 Il Fare con le mani, mani che toccano, manipolano, accarezzano, trasformano, plasmano materia per ottenere altro. Da qualche anno Antonio Marras non solo crea abiti ma sposta il suo talento altrove, in territori lontani dalla moda. Si dedica anche alla produzione della ceramica, un progetto iniziato sul suggerimento di Maria Lai,  straordinaria Jana di Ulassai che si definiva un ragnetto perché produceva arte con lo stesso naturale istinto che il ragno ha nel creare la sua ragnatela. Musa, compagna di molteplici esperienze verso nuove tecniche intese a capire e ad assimilare l’eredità del passato e soprattutto ad appagare la grande passione per il Fare.

La ceramica, questa volta Antonio l’ha incontrata in Puglia, a Cutrufiano (Lecce) dai F.lli Colì, azienda storica del 1650, dove i fratelli Giuseppe, magico tornitore, e Donato portano avanti con sapienza e passione la cultura della ceramica tramandata da generazione in generazione. Antonio ha trovato lì un nido, una caverna delle meraviglie, un luna park dove tutto è possibile, tutto è realizzabile.

Sono terrecotte dalle forme talvolta non convenzionali che sembrano attingere dalla fiaba le loro fattezze, dipinte a mano. E allora vasi, porta candele, lampade, mattonelle, totem, rosoni, soprammobili, ciotole, piattini, taglieri e inaspettati comuni oggetti di uso quotidiano che invece rivelano dettagli speciali.
la tavola, regina dell’accoglienza, viene apparecchiata con la serie “I fratelli Pois” realizzata con la tecnica della calcomania. I tre fratelli ti fanno compagnia nel momento più intimo, più conviviale, più intenso di tutta la giornata.
La tavola, strumento di unione e condivisione è sacra e Antonio si fa portavoce di questo concetto.


Marras ci ha abituato a creazioni in apparenza leggere, impalpabili, preziose e dotate di un fascino antico, un’allure che mescola con grazia elementi del quotidiano portandoli ad un altro livello, consacrandoli all’alta moda. ll pensiero è fluido, in perenne equilibrio tra celebrazione del tempo passato e presente creativo. Ultimamente è come se l’urgenza della moda conquistasse la quiete riflessiva nella pittura e nella ceramica che trattengono l’idea che fugace sfila in passerella e la consegnano ad un prodotto statico, materico, tangibile.