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di Stefania Lupi 

L’impatto è decisamente “unusual”. Quello fra il design contemporaneo e le atmosfere rock. Un’allure fashion non convenzionale, dunque.  Dove i colori sono azzerati. Infinite shades di nero e bianco ne sono espressione unica e costante. Un’insolita visione della moda in cui pezzi classici vengono scomposti e rielaborati in numerose declinazioni ricche di dettagli, misteriosi, eleganti, raffinati, sofisticati.  E poi il Made in Italy, che viene prima di tutto. Di Liborio, brand creato da Liborio Capizzi, è un’esplosione di capi preziosi, sartoriali, in cui i materiali determinano le forme, in un gioco di stratificazioni. 

Siciliano di Ribera, Liborio Capizzi si diploma alla Domus Accademy, ma la vera passione, è un’altra: fare il designer. Così arriva alla Maison Ferré, dove approda nel 1991 ed incontra l’architetto della moda, Gianfranco Ferré, di cui per 16 anni è il braccio destro come responsabile creativo delle collezioni di pret a porter donna. Dall’arte alla moda, dunque, il suo percorso si è caratterizzato dalla fusione di diverse fasi creative, con esperienze cross/over in settori artistici ed estetici diversi, come il decor, la scenografia, il costume teatrale, il design, il mondo della musica rock e delle sue icone, la cui simbolica estetica sono per lui fonte di ispirazione, il tutto affiancato a un costante e appassionato senso del bello e dell’eleganza.

Photo  by  FULVIO MAIANI, Model | VIVA LEE GORE 

Portrait |  LIBORIO CAPIZZI _Instagram | @diliborio

Il che spiega l’idea ambiziosa nata da un’autentica passione e dal coraggio di uscire fuori dagli schemi. Il percorso con il Maestro lo porta gradualmente a maturare un personale codice creativo e un intimo desiderio di esprimere un proprio progetto chiamato semplicemente di LIBORIO. 

Un percorso reso possibile dalla collaborazione con Giorgia Mattioli, figlia di Franco Mattioli, storico ex socio di Gianfranco Ferrè. Nato nel 2013, il brand di pret a porter uomo e donna si presenta con un’immagine moderna fra la memoria del rock e la couture, dove il focus è il “non tempo”.  Un progetto costruito su tre label identificate da differenti colori: l’etichetta rossa rappresenta la collezione di pret à porter, l’etichetta bianca è un servizio di abiti su misura assolutamente unici, mentre l’etichetta nera è un re-customized in cui vengono trasformati i capi che le clienti vogliono rinnovare in un’ottica di riciclo. Ed è proprio questo servizio creativo ed etico di customizzazione a fare la differenza. Un progetto che nasce dalle radici della ricerca per il suo lavoro e della sua ossessiva curiosità dell’analisi e delle mille possibili riletture di quei capi senza tempo provenienti da guardaroba classici, quasi “noiosi”, ma di intrinseca alta fattura. Creazioni di gran fascino, dunque, nati più di 100 anni fa, che pur attraversando tempi e mode sono rimasti attuali e moderni, anche per la loro “costruzione”.

Qualche esempio? Il Trench coat, il completo sartoriale gessato in fresco di lana, il cappotto doppio petto in pelo cammello, la basica camicia bianca in popeline da uomo, il tuxedo, cosi come quegl’indumenti sportswear originali, quali la classica sahariana in gabardine di cotone, il bomber-jacket, il parka kaki ecc. ecc., sono per Liborio una sorta di pagina bianca come punto di partenza per infiniti orizzonti.  E tutto prende forma nel suo laboratorio. Il suo centro creativo è la casa di Milano, un atelier ricco di suggestioni e contrasti fra il sacro e il profano, tradizione e avanguardia. Un luogo di progettazione e creazione, che negli anni ha visto sbocco in boutique esclusive quali CORSO-COMO10, ANTONIOLI Milano-Ibiza L’ECLAREUR a Parigi, H-LORENZO a Los Angeles ecc.. 

Qui la cliente può’ assistere alla metamorfosi, attraverso un autentica esperienza visiva di condivisione estetica tra ciò che possiede e ciò che diventerà. Entrando in un’immaginaria relazione con il capo, Liborio lo scompone radicalmente, aprendo un infinito processo di possibilità di reinvenzioni del capo stesso, che viene manomesso e spogliato dal significato originale, ripensato e assemblato in un altra direzione come traguardo finale. La prima fase di ideazione consiste nell’analizzare il capo, decidendo di utilizzarlo interamente o di attingere a dettagli aggiuntivi originali o provenienti dal suo vasto archivio personale, allo scopo di realizzare una combinazione ancor più speciale assemblata con meticolosa maestria artigianale, per uno straordinario risultato finale: un capo unico e profondamente personale.