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La condivisione dei propri dati di lavoro fra colleghi, ma anche di foto e video di famiglia, con l’aumento esponenziale dello smart working nell’ultimo anno e l’impossibilità di incontrarsi di persona, ha reso l’utilizzo dei sistemi di “cloud” estremamente popolari non solo in ambito
aziendale, ma anche privato. Per chi ancora non ne fosse entrato in contatto, col termine cloud indichiamo genericamente quello spazio che ci viene fornito dalle big tech dell’informatica o dalle aziende stesse dove
lavoriamo, per archiviare i nostri dati multimediali, per poi visualizzarli da qualsiasi device, purché connesso alla rete, in qualsiasi parte del mondo. Un hard disk perennemente online e sempre accessibile, a seconda del livello di condivisione che abbiamo impostato, a chiunque si desideri.

In tempo di pandemia, una vera e propria manna dal cielo che, pur con qualche difficoltà, ha consentito a molti di lavorare da remoto. Ma anche durante momenti di “normalità” i vantaggi dei sistemi in cloud sono ormai enormi, gran parte delle nostre attività informatiche quotidiane si
basano proprio su queste strutture. Come per qualunque argomento tuttavia, c’è sempre il risvolto della medaglia. Qua ne descriviamo due fra i più importanti: la salvaguardia e la sicurezza dei propri dati, che di fatto
sono affidati a terzi sulla base di un contratto di servizio sottoscritto, e l’impatto sull’ambiente.

Partiamo da quest’ultimo: risulta logico che un sistema cloud, come sopra evidenziato, per poter erogare correttamente il servizio, deve essere perennemente acceso e connesso. Quando questi sistemi assumono proporzioni macroscopiche come quelle dei servizi cui quotidianamente ci
interfacciamo, ecco che l’impronta che viene lasciata sul nostro pianeta diventa tutt’altro che trascurabile. I server che gestiscono questa enorme quantità di dati in continua consultazione devono essere raffreddati, controllati, prevedere backup in caso di malfunzionamenti e molto
altro, con consumi energetici (e quindi emissioni) estremamente elevati.

Il secondo punto invece è proprio quello legato sia alla sicurezza dei dati in termini di privacy, sia a quella intesa in termini di backup. Limitandoci ad un uso privato, senza andare a toccare le soluzioni aziendali che prevedono diversi livelli di ridondanza sulla base di costosi abbonamenti la maggiori parte degli utenti si affida a sistemi di cloud gratuiti spesso forniti in associazione alla mail o ad altri servizi. Vi si caricano ricordi preziosi, foto personali, emozioni. Spesso, con un eccesso di confidenza, una sorta di cieco atto di fiducia verso la “big company”, crediamo che il nome sia automaticamente sinonimo di sicurezza e che i nostri dati siano perfettamente al sicuro in caso di malfunzionamenti inducendoci persino a non avere backup locali (quanti salvano in automatico le foto del proprio telefono in sistemi di cloud remoto senza archiviarle sul computer?).

Eppure, non abbiamo garanzie contrattuali. Indubbiamente parliamo di aziende serie che hanno elevati standard di ridondanza, ma, di fatto, non siamo tutelati. Se dovesse insorgere un problema tecnico enorme, potremmo trovarci di fronte alla perdita di tutti i nostri dati. Considerando tutta questa premessa, un’azienda Italiana che ha riscosso enorme successo anche all’estero, raccogliendo ingenti risorse dapprima da una campagna di “crowfounding” e poi da investitori privati, ha immesso sul mercato una soluzione ad altissima tecnologia in grado di abbassare sensibilmente i rischi e le problematiche sopra menzionate. Stiamo parlando di Cubbit.

L’azienda Bolognese, previa sottoscrizione di un acquisto “una tantum” (che già, facendo due conti, rappresenta un notevole risparmio per chiunque utilizzi un sistema su abbonamento anche base, in un arco di tempo relativamente breve) fornisce un piccolo oggetto dal design futuristico, simile ad un modem per intenderci, che rappresenta, metaforicamente ma anche da un punto di vista estetico, la cella di un alveare. All’interno, un hard disk controllato da un piccolo computer (Arduino) che si interfaccia con la rete di altre celle sparse per il mondo, andando a costruire il cloud “decentralizzato” che, agli occhi dell’utente, funziona esattamente come quelli tradizionali, grazie ad una pratica interfaccia e relativa app. Le differenze sono in questo caso nel funzionamento della struttura: i nostri dati infatti vengono prima criptati e poi “segmentati” in 24 parti tra le varie celle , dove sono anche copiati più e più volte (ben 12!). In questo modo, si garantisce la perfetta sicurezza in termini di privacy (nessuno, compresa la società, può accedere ai dati originali) ma anche in termini di backup. Sofisticati algoritmi infatti monitorano in continuazione lo stato delle celle (attualmente più di 3000), intervenendo prontamente laddove alcune si scolleghino dalla rete per qualsiasi motivo.

Vien da sé che avere i propri dati localizzati in un singolo server, anche se appartenente ad una grossa compagnia, li espone a rischi molto più grossi rispetto a quello proposto da Cubbit che li suddivide in una vastissima rete, azzerando de facto questa nefanda possibilità. Un qualsiasi evento singolo o anche su più celle non impatta minimamente l’integrità dei dati. Allo stesso modo, l’assenza di una macrostruttura centrale, abbassa sensibilmente le emissioni di CO2. L’intera rete è controllata via software da un’intelligenza artificiale che non abbisogna di server o enormi stabilimenti, con tutte le piacevoli ricadute del caso in ambito di impatto ambientale.

Per chiudere in bellezza, Cubbit offre uno spazio a disposizione molto superiore da quello delle offerte tradizionali, già dall’opzione base. Parliamo di un taglio minimo di ben 512 GB per arrivare fino a 1TB.
Cubbit inoltre ha aderito al progetto della casa di produzione STC Media per abbassare le emissioni durante le riprese di reportage e format televisivi, un altro modo per essere ulteriormente green. Parlare di un’azienda italiana ad altissima tecnologia che propone una soluzione innovativa, sicura ed ecologica non può insomma che essere un privilegio ed un vanto per il nostro paese.


I NUMERI:
Cloud a partire dai 512 GB fino ai 1TB (4 collegandoci un hardisk esterno)
10 volte più ecologico degli altri sistemi di storage remoto
3000 celle attive nel mondo
Criptazione dei dati AES 256 bit
Per maggiori informazioni:
www.cubbit.io
Progetto “ we shoot in green”: www.stc-media.com

di Tommaso Teruzzi