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Demna Gvsalia, stilista georgiano e direttore creativo di Balenciaga, è stato in dubbio fino all’ultimo di eseguire lo show per la presentazione autunno inverno 2022- 2023, per due motivi: il primo per la solidarietà con l’Ucraina, che già nei giorni scorsi aveva espresso azzerando i post sulla bacheca IG della Maison dando spazio solo all’unica immagine della bandiera giallo e blu, e il secondo per i ricordi che hanno affollato la sua mente essendo egli stesso un sopravvissuto della guerra durante il conflitto civile dei primi anni ’90.

Poi un ora prima dello show, ha desiderato consegnare una lettera firmata di proprio pugno a tutti gli invitati “La guerra in Ucraina ha fatto riemergere in me il trauma che mi porto dietro dal 1993, quando la stessa cosa è successa nella mia terra e sono diventato per sempre un rifugiato. Per sempre, perché è una condizione che non ti abbandona. La paura, la disperazione, la consapevolezza che nessuno ti vuole. Ma ho anche realizzato ciò che conta davvero nella vita: la vita stessa e la compassione umana” e continua spiegando quanto sia stato difficile per lui stesso, durante gli ultimi giorni, lavorare alla sfilata. “In momenti come questo la moda perde rilevanza e il diritto di esistere. La Fashion Week suona come un’assurdità. Così ho pensato di annullare lo show per cui io e il mio team avevamo lavorato duramente. Poi ho capito che cancellarlo avrebbe significato arrendersi al male che mi affligge da quasi trent’anni. Ho deciso di non sacrificare una parte di me a causa di questa guerra di ego senza senso e senza cuore”.

Alcune note di pianoforte danno inizio allo show allestito all’interno del palazzo del ghiaccio, con il vento e la neve sparata contro i modelli che sfilano arrancando con i piedi portando a mano le borse che non sono altro dei voluminosi sacchi di immondizia, ricolmi e con un filo per chiuderne la parte alta, che diventa un manico. Tutto questo ci riporta inevitabilmente a quello che assistiamo in questi giorni con gli sfollati ucraini che raccolgono dentro uno zaino o un sacco i pochi averi nella fretta e furia prima di abbandonare le proprie case e i propri cari che rimangono per combattere.

Il colore nero regna sovrano interrotto solo da qualche tocco di azzurro o di color bianco, per maxi piumini, faux fur over, trench, abiti e leggings.

Non c’è spettacolarità ma solo un grande messaggio di riflessione accompagnato da scoppi di luce che sembrano esplosioni di missili e ordigni. E poi il buio totale e una voce fuori campo che conclude “Io sono Ucraino e questo show non ha bisogno di spiegazioni” e continua “E’ una dedica al coraggio, alla resistenza e alla vittoria dell’amore e della pace”.

 

di Alberto Corrado