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“Utopie” edito da Edizioni Ares è il testamento spirituale di Giampiero Neri, uno dei più grandi poeti del nostro tempo.

“Si dice di alcune persone che, quando

Entrano in una stanza, la occupano tutta.

Dovrei immaginare che, quando se ne vanno,

lasciano un grande vuoto.

Sono invece portato a pensare che a lasciare

un grande vuoto siano le persone umili, silenziose,

che occupano soltanto lo spazio necessario,

che si fanno amare.”

Giampiero Neri

LA BIBLIOTECA_ EROL AHMED

Ogni libro nasce sempre da una somma di indicazioni, di cui sarebbe interessante riavvolgere il nastro del tempo, non fosse altro per la curiosa ragione di capire gli snodi che stanno dietro un libro, primo fra tutti la scelta dell’editore di pubblicare il testo.

L’esistenza di un libro è già di per sé un fatto concreto quasi sociale dato, che si rivolge ad una comunità e per questo che il ruolo dell’editore è delicatissimo, dato che può influire sulle idee e sulle velleità di una collettività.

Ora, è lampante che spesso dimentichiamo degli autori o meglio dei poeti del nostro tempo, per correre dietro alla pubblicazione di chiara fama o di premi letterari. Questo mi porta a fare una riflessione riguardo la necessità di soffermarmi sull’ ultimo libro di Giampiero Neri, mancato all’inizio di questo anno, “Utopie”, edito da Edizioni Ares.

Nato ad Erba nel 1927, il poeta Giampietro Pontiggia, conosciuto come Giampiero Neri. Fin dalla giovinezza è stato incoraggiato dal fratello Giuseppe Pontiggia, aforista e curatore editoriale, a coltivare la sua passione letteraria, che era stata deviata dalle esigenze economiche della famiglia, tale da dover iniziare a lavorare in banca, dove resterà fino all’età della pensione.

GIAMPIERO NERI
VETRATA ROMANICA_K MITCH HODG
VIAGGIO A ROMA _CHAD GREITER

I suoi primi testi uscirono nel 1971 per l’Almanacco dello Specchio di Mondadori a cui fecero seguito, in modo tardivo, la raccolta intitolata L’aspetto Occidentale del vestito, pubblicata da Giovanni Raboni nei Quaderni della Fenice di Guanda.

La scrittura di Neri dallo stile sperimentale passò sempre più spesso ad una dimensione più asciutta, attenta ai dettagli, come se fosse una ricerca poetica della parola, lontana da ogni artificio retoriche.

Uno stile asciutto e innovativo che mise a nudo la libertà delle oppressioni della società, conferendo ad ogni parola uno tono nitido, quasi corrosivo fino ad esplodere nelle frasi.

Ultimo manoscritto Utopie è uno di quei libri candidati a risiedere nelle vostre librerie o sopra i comodini, per essere riletto più volte a causa della pregevole digeribilità delle tematiche trattate e dei contenuti.

Qui all’apparenza, siamo di nuovo nelle grinfie del difficile viaggio della vita fatta di guerre, di rapporti familiari con una galleria di personaggi che si arricchiscono di nuove indimenticabili figure, come la “fatale” signora Carmine, che apparteneva a un altro mondo o il solitario professore Bonaventura che si tuffava nel mare d’inverno.

Protagonista è la ricapitolazione di una vita, dove si cela una doppia arma segreta, che ci porta a pensare talvolta Chuck Palahniuk, scrittore statunitense: entrambi imprimono un testamento spirituale, fatto scatto di agilità e di freschezza, che ci catapulta ad interrogarci sull’origine del male e sui fondamenti della vita.

Senza avere la presunzione di compiere una sintesi delle contraddizioni dei sogni infranti, ma con l’intento di offrirne un assaggio di una direzione che non è quella della vita che stiamo vivendo fatta di pubblicità effimera e di gente che si affanna per automobili, vestiti di cui non ha bisogno.  O usare il proprio tempo con lavori che si detestano solo per comperare cose di cui non si ha veramente bisogno. Un click al tempo che stiamo vivendo, cercando di amare la nostra anima.

Di Alberto Corrado