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Una collezione sartoriale nata grazie alla collaborazione con Lineapelle. Contraddistinta da un allure misterioso e da un tocco di eccentrica sartorialità che sancisce il ritorno alle origini di Alessandro De Benedetti. 

La scintilla creativa della collezione Syn FW24 parte da due ricordi visivi: il cult movie Histoire d’O, ancora oggi celebre per la sua sensualità impertinente e iconica, unito alle suggestioni emotive nate dalle polaroid artistiche di Carlo Mollino, torbide, ammalianti, suggestive.

Alessandro De Benedetti crea così il suo remake personale attraverso un guardaroba dal sapore sofisticatissimo, erotico proprio perché austero.

Materiali puri, perfetti ed innocenti come il crêpe de Chine, la ponginette di seta e il doppio crêpe di lana si uniscono alla pelle anilina rouge noir e al cuoio light cognac, contraddistinto dal finissaggio “mano piena” creata in collaborazione con la prestigiosa conceria “Laser Fashion” di Solofra.
Il classico pied de poule e il tartan vengono reinventati con lavorazioni a intarsio o accoppiati al tecno-nylon e al raso enzimato.

Cascate asimmetriche di volant color ghiaccio e drappeggi in sbieco verde giada definiscono alcuni dei 45 modelli demi-couture del progetto. Molti abiti hanno spacchi nascosti o rivelano fessure di nudo in punti inaspettati del corpo, come lungo la schiena del voluttuoso tailleur iper costruito in pelle rouge noir, adornato da sottili lacci in cuoio, o nei vestiti tubino a piccola sirena dal macro intreccio effetto bustier, con maniche vittoriane in velluto di seta.

Il ricorrente color carne è declinato in piccole bluse in chiffon lavato con macro rouge, sostenute da impercettibili trame di fili di argento, o nella tonalità del raso stampato che al primo sguardo appare animalier, ma svela invece una fantasia a cuori rosso sangue (simbolico riferimento alla passione di Corinne Cléry, che interpreta la O del film, per il suo gelido amante). Di rubino si tingono l’abito in pelle con drappeggio e collo a cratere e la short biker jacket scomponibile in gilet.

L’espressione della caduta in sbieco del tessuto si ripropone in quasi tutti i modelli: a volte attorcigliata su se stessa, come nell’abito blu Madonna di crêpe de chine enzimato, altre volte in maniche a vortice raccolte nei guanti di pelle rouge noir, o negli abiti stampati con una fantasia di nodi a metà tra le raffinate creazioni shibari delle foto di Nobuyoshi Araki e il più classico dei design.

Code in pelle si staccano da gonne in pied de poule color nero e cognac. Un occhio di donna scruta, attraverso un inaspettato cappello, un completo sartoriale con giacca con plastron interno e pantaloni da uomo, un intarsio che crea sagome di buio in pelle e proporzioni che sembrano uscire dall’ombra.

Completa il look della collezione l’erotica e rigorosa mantella con apertura a corsetto lungo la schiena, in velluto di seta o in tartan di lana accoppiati alla seduzione di un raso in seta color ghiaccio, in una rigorosa lavorazione double face.

di Stefania Lupi