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Alla riscoperta di luoghi senza tempo e di una architettura supremamente ambrosiana. Un viaggio nei salotti della borghesia raccontati da Ted Suite e Stella 1882.

Ilaria Ferraro, Founder di Ted Suite e Federica Nobili, owner di Stella Rubinetterie

Milano non è una città scenica e la sua attitudine è atta all’efficienza che la rende attraente, per chi ama un’estetica di ordine, di rigore non ostentato, e di un’eleganza casualmente spontanea.

 Un codice genetico non cambia mai, pur attraversando mutazioni e trasformazioni, dove non vi è traccia di abbandono e vaghezza, se non in qualche frammento casuale.

In occasione della Design Week 2023 Stella 1882 e Ilaria Ferraro proprietaria di Ted Suite, hanno organizzato un’esperienza immersiva nell’eleganza della Milano razionalista e nell’avanguardia di Pietro Portaluppi, architetto e urbanista, che creò quella perfetta scenografia per la vita sociale di una borghesia rivolta al cambiamento.

VILLA NECCHI CAMPIGLIO

Il grande architetto milanese, Pietro Portaluppi si dedicò a una intensa attività professionale tra gli anni Dieci e gli anni Sessanta, spesa al servizio dell’alta borghesia industriale lombarda, e nel costruire una solida carriera accademica che culminò nella Presidenza della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.

Portaluppi fu spesso ascritto nel novero degli architetti eclettici e di matrice ottocentesca, impendendo di comprendere gli aspetti più profondi della sua architettura, che studi più recenti, hanno recuperato descrivendola con altre radici come il liberty, il déco, attribuendogli una matrice novecentista, modernista, razionalista e monumentale.

Al di là delle attribuzioni e mutazioni linguistiche, sin dai primi progetti l’atteggiamento antidogmatico che induce Portaluppi a evitare adesione a gruppi e correnti, si esprime in una paradossale serie di coppie antinomiche, nel montaggio di elementi eterogenei, mediante un procedimento sincretico.

VILLA NECCHI CAMPIGLIO BIBLIOTECA
VILLA NECCHI CAMPIGLIO APPARTAMENTO DI NEDDA
VILLA NECCHI CAMPIGLIO SALA DA PRANZO

Così, se per il progetto per la Villa Necchi Campiglio, da un lato reinterpreta la tradizione di una residenza di città, riferendosi sia ai modelli aulici che ad esempi locali, dall’altro registra il gusto internazionale, concepito per i padroni di casa operosi, ma capaci di godersi il proprio tempo libero in compagnia di ospiti e amici.

Nella Villa Necchi Campiglio, elementi déco convivono, mimetizzandosi, con forme di invenzione, mentre partiti decorativi a modelli avanguardisti invadono il giardino e le facciate del piccolo edificio separato adibito a portineria e rimessa, che collega la villa da un passaggio sotterraneo.

Casa Corbellini-Wasserman ora sede della Galleria Massimo De Carlo

Dopo gli anni Trenta, meglio a partire dal 1938, e per circa un ventennio, i Necchi Campiglio si avvalgono dell’architetto Tomaso Buzzi, collaboratore di Giò Ponti, a cui vengono commissionati la sistemazione dell’esterno e poi il rifacimento dell’arredo interno, in uno stile più consono all’epoca che si ispira all’arte settecentesca, dando più morbidezza ed eleganza sontuosa, rispetto all’essenzialità degli ambienti originari creati da Portaluppi.

Un percorso progettuale che è possibile rintracciare in quei caratteri peculiari della Casa Corbellini- Wassermann eretta nel quartiere studi di Milano, tra il 1934 e il 1936, commissionata dalla SAIR (Società Anonima Immobiliare Rinaldo) come abitazione privata per le famiglie Corbellini e per l’imprenditore farmaceutico tedesco August von Wasserman, ora sede degli spazi espositivi della galleria d’arte di Massimo de Carlo.

In questo caso Portaluppi appare un abile cerimoniere, pronto a ordire spazi liturgici perfettamente aderenti alle necessità di una ritualità codificata, quella della abitazione borghese, nella quale inserisce sottilmente, elementi di novità e rottura.

STELLA RUBINETTERIE E TED SUITE

L’ambivalenza della facciata di marmo di Ornavasso dal colore grigio e rosa al ricco apre una breccia nell’ utilizzo di marmi pregiati per l’abitazione padronale, come il verde di Alpi Cesana, il verde di Issorie, il verde di Roja, il bianco di Carrara, fino al rosso di Levanto e quello in tonalità arancio dell’Amiata.

Dall’altro canto questo non è altro la sintesi di uno stile milanese, lo stesso che ritroviamo nella casa di Giovanni Randaccio 5, sede dello spazio espositivo di Ted Suite e punto di partenza di questo Grand Tour, dove sono ancora visibili nelle ampie sale da bagno, i primi rubinetti Stella 1882, caratterizzati da quella ricercatezza estetica e innovazione, che li rendono già per il tempo piccoli gioielli e pezzi unici.

Un luogo perfetto e raffinato per scoprire quella Milano particolare, perché fatto dalle persone che lo hanno vissuto, dai loro sogni e dai loro saperi, sempre appropriati mai scontati. Una Milano con quel suo sapere intimo che stringe sempre il cuore dei suoi cittadini e rimane segreta, ma non al viaggiatore raffinato.

di Alberto Corrado