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Harris Reed, enfant prodige della moda fluida, dialoga con forme e volumi inaspettati per celebrare il processo di vestizione.

Harris Reed, il designer metà americano e metà britannico, fin da quando studiava alla Centrale Saint Martins, desiderava trasformare l’abbigliamento in una sorta di correlazione d’identità di genere dove ognuno apportava al proprio corpo quel processo di vestizione che celebra l’inaspettata bellezza.

Un rimettere in discussione quell’abbigliamento maschile e quello femminile strettamente codificati, come era nei tempi del Rinascimento, per un nuovo approccio fortemente evocativo, fatto di suggestioni couture e accenni androgini alla glam-rock.

Pochi giorni prima del suo show durante la New York Fashion Week , nel suo atelier al 180 di The Strand se qualcuno entrava in quei spazi, poteva respirare un atmosfera che ricordava le vecchie sartorie di primo Novecento, un sogno ad occhi aperti di un vecchio film dove diventavi uno spettatore del gran lavoro che  il suo team praticava sui tessuti, e nel cucire  a mano micro perle di color champagne “ Mentre mi spostavo da una stanza ad un’altra della mia casa, per eseguire delle valigie ” afferma Harris Reedmi sono imbattuto in alcuni miei disegni d’infanzia. E sono rimasto molto colpito quanto quelle linee dalle sagome teatrali riecheggiano ancor oggi, nel mio lavoro attuale” e aggiunge “Poi andando al mercato di Ladbroke Grove, a Notting Hill, ho trovato dei modelli di corsetti vintage ed ho pensato che potevano essere riutilizzati con le strutture che avevo in mente, per la collezione”.

Partendo da una frase di William Shakespeare “Tutto il mondo è un palcoscenico” tratto dalla commedia As You Like, Harris Reed ha dato vita alla una collezione SS 2024 di carattere teatrale, celebrando su una passarella semplice ambientata nello spazio brutalista della galleria nel seminterrato della Tate Modern, il piacere di vestirsi.

Lo show si è aperto con la modella Ashley Graham con un abito di velluto nero avvolgente e decorato che ha lasciato spazio ad una serie di completi monocromatici con silhouette diverse, realizzati in velluto nero e raso di duchesse avorio, impreziosite da micro perline.

Le caratteristiche distintive dello stilista erano ben evidenti in tutta la collezione: dalla vita stretta agli scenografici orli a coda di pesce, fino ad elementi architettonici che si estendevano lontano dalla silhouette del corpo.

Questa volta erano assenti i suoi cappelli, che sono stati il cavallo di battaglia assieme agli abiti scultorei di entrare nell’olimpo dei promettenti designer degli ultimi anni duemila, fatta eccezione di una bombetta sovradimensionata, risplendente di piume nere.

Il culmine dello spettacolo è stato quando è apparso un seducente abito nero con una scollatura audace sulla schiena a vita bassa, un omaggio ad Alexander McQueen inteso come uno dei più grandi geni della moda mondiale, e anche per sostenere un grave momento di empasse per la moda britannica.

Di Alberto Corrado