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L’attrice, sceneggiatrice e regista Emerald Fennell torna alla letteratura con “Mostri” edito da Fandango, un giallo ambientato in Cornovaglia. Tra omicidi, omertà e due ragazzini che nessuno vorrebbe mai incontrare.

Cosa fanno due mostri che si incontrano nella foresta?

Sorridono.

(Proverbio)

FOWEY

Siamo a Fowey, località balneare della costa sud-orientale della Cornovaglia, e il Cliff Hotel, albergo che sembra “una vecchia torta nuziale ammuffita, con cinquanta stanze, ognuna con le stesse tende e trapunte rosse in tinta e i bagni arancioni.” Chissà, ma tanto non si leggono thriller per trovare una buona prosa.

Ci sono le eccezioni da Arthur Conan Doyle a George Simenon fino ad Agatha Christie, con autori che vanno alla ricerca di un linguaggio efficace: ma sono la trama avvincente, i personaggi credibili e i colpi di scena ad interessare e intrigare i lettori.

Emerald Fennell lo sa e nel successo pietra miliare come “Una donna promettente” scritto e diretto, per quale ha vinto l’Oscar alla migliore sceneggiatrice non protagonista, propone il suo “Mostri” edito da Fandango. Attrice in rappresentazioni teatrali studentesche passata alla scrittura grazie al successo del precedente Shiverton Hall, trilogia di libri young. 

Emeral Fennell

La Fennell non se la tira da grande narratrice. Per il bene della suspense non esita a contravvenire a qualcuna delle dieci regole fissate per gli scrittori, che si occupano di omicidi e misteri.

Vuole catturare il lettore e trascinarlo dietro non pochi terribili passaggi e porte chiuse “Abbiamo imboccato il passaggio di sinistra-era meno stretto, potevamo procedere fianco a fianco. Anche qui c’erano candelabri fissati al muro. Abbiamo camminato per un’eternità, con il pavimento leggermente in salita e l’acqua che ci gocciava in testa.” E la scrittrice fa capolino e gode nell’aggiungere una chiosa “Davanti a noi la strada si è interrotta…… La porta non era chiusa a chiave …. Ma c’era qualcosa subito dopo…

Tra Londra e la città di Fowey dominata dalla famiglia Podmore, che possiede la città da secoli, tra i ricordi di Peter Queen , proprietario del negozio di caramelle, e i protagonisti due ragazzini, lei orfana bizzarra e introversa, che vive con la nonna con cui coltiva una morbosa passione , letteraria e televisiva, per gli omicidi; e lui, sociopatico, che vive con la mamma che lo tratta come il suo innamorato, e sfoga la sua rabbia facendo scherzi atroci e divorando romanzi gialli, il romanzo avanza e mostra una serie di omicidi.

Giocando sui piani temporali e sull’amicizia dei due ragazzini che diventano loro stessi dei provetti investigatori, non avendo paura della morte e del dolore, l’autrice raggiunge in grande velocità le 240 pagine, che partono con alcune vittime sconciate in maniera terrificante.

Chi è stato? Difficile trovare i colpevoli se l’indagine viene affidata all’agente Noddler, incapace di seguire una traccia e non avendo una idea di che cosa stia facendo, ai suoi abitanti che sembrano custodire un segreto e dove il sorriso più banale diventa una mostruosa risata.

Può essere un labirinto di oscurità inquietanti, può essere un ubriacone come George Brian, “dai capelli neri a ciuffi e nasone bitorzoluto e rosso e il cardigan verde sbrindellato…”: tutto può essere se scorreranno cadaveri di donne, a cominciare da una giovane un po’ “sgualdrina” che viene scoperta tra le reti di un peschereccio.

Un mondo dissociato e socialmente sconvolto, dove ogni singolo omicidio abbia un senso e che qualcuno non dev’essere quello che crediamo che sia, ma che pensiamo che siano i personaggi. L’essenza del giallo è proprio questa: scoprire quale di una serie di personaggi non è che dice di essere. E questo secondo me è anche uno dei motivi principali del fascino di questo libro.

In questa suo romanzo si mescolano ambienti in cui regnano l’ordine e profonda cattiveria, familiarità e freddezza, e alla loro base c’è la domanda più importante di tutte, la preoccupazione tipica della modernità: chi sei?

Di Alberto Corrado