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Dalle terrazze dell’Haifa Cafè, aperto nel 1921 e divenuto un’istituzione, la vista sul mare che si apre all’infinito restituisce un’immagine romantica di Tangeri, meta, nella sua infinita storia, di pirati, avventurieri, artisti, scrittori, pittori e bohémienne. Tappa d’obbligo per artisti come Eugène Delacroix ed Henri Matisse e, scrittori in cerca di ispirazione come Paul Bowles e William Burroughs, saggista americano considerato l’ispiratore della Beat Generation. Tangeri, “la città bianca”, è la punta più occidentale dell’Africa affacciata sullo stretto di Gibilterra, divisa dalla Spagna da soli 16 km di mare, li dove finisce il Mar Mediterraneo ed inizia l’Oceano Atlantico.

Credits Mauro Parmesani

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La sua rinascita è iniziata in tempi più recenti, nel 1999, con la costruzione di Tangeri Med il porto commerciale più grande dell’Africa, la città si rinnova, per rendersene conto basta camminare sulla “Corniche” dove affacciano sia palazzi antichi sia edifici avveniristici, regalando a chi la visita, la scoperta di una città rinnovata e inattesa.

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È una bella sorpresa che mette in risalto per esempio la meravigliosa Avenue Mohamed VI, completamente rinnovata come le imponenti mura del forte di Borj Dar El-Baroud baluardo del vecchio porto e, le candide mura bianche della medina, con le case affacciate a strapiombo e, la rete intricata di vicoli colmi di vita. L’infinita spiaggia si vede bene dalla scenografica terrazza-bar dell’Hilton City Center Hotels & Residences.

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Ancora oltre si apre Place de France che respira giorno e notte, con il Grand Socco e il suo mercato animato e multicolore, immancabile cornice dell’antico cinema Rif dove ci si può sedere all’aperto, sorseggiando l’onnipresente tè alla menta. La kasbah stretta tra le antiche mura portoghesi racchiude Dar El Makhzen, il Palazzo del Sultano, oggi trasformato nel Museo d’Arte Marocchina, ricco di mosaici e statue in bronzo di epoca romana.

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A breve distanza, il Museo della Legazione Americana, con manufatti artistici dal XVII secolo fino ai giorni nostri. La medina si esplora a piedi perdendosi tra i vicoli, rincorrendo il profumo del pane appena sfornato, ascoltando il vociare confuso dei tangerini che affollano le terrazze dell’Haifa Cafè, aspettando il tramonto e osservando la linea costiera della Spagna sedici chilometri di mare più a nord. Ma per essere davvero insider non può certo mancare una serata elegante a: El Morocco Club, situato nella kasbah, in Piazza Tabor, ristorante, piano bar, caffè-terrace luogo di incontro e di fermenti artistici, sotto un ficus centenario.

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A 14 chilometri ad ovest della città, si staglia Cap Spartel, con il suo faro che traccia la rotta per lo Stretto di Gibilterra. Poco lontano le Grotte di Ercole sono una delle attrazioni più visitate della zona. E non importa se Ercole non vi abbia mai abitato, la leggenda lo tramanda ed è bello pensare che qui viveva Ercole e che le sue colonne segnassero, nella mitologia antica, l’Atlantico, l’inizio del mondo sconosciuto.

Credits Mauro Parmesani

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Dall’altra parte dello stretto di Gibilterra si apre il Mediterraneo con le sue attraenti spiagge affollate di una moltitudine variopinta. Con la bella Marina Smir, con i suoi caffè e hotel affacciati su un mare dai riflessi smeraldo. È un indirizzo da tenere a mente per il soggiorno, ma merita comunque una tappa anche se si è solo di passaggio, per l’atmosfera glamour, l’hotel Sofitel Tamuda Bay Beach & Spa, dove ci si accomoda ai bei tavolini sul mare, prima di rilassarsi al sole sugli attrezzati lettini della spiaggia tra musica contemporanea, cocktail prelibati e ottimo servizio.

Credits Mauro Parmesani

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Si fa tappa a Tetuán, ad appena 60 km da Tangeri: oltre la fertile vallata del Martil, si staglia la città sui contrafforti del ripido altopiano roccioso del Jbel Dersa. Tittawin il nome Marocchino, ex capitale del protettorato spagnolo e, attuale capoluogo amministrativo del Rif occidentale, è la sede di numerose imprese specializzate negli alimentari e nelle aziende tessili e cementifere. È soprattutto famosa per la sua affascinante medina, considerata tra i migliori esempi di città storiche dell’VIII secolo e, dichiarata Patrimonio Mondiale dall’UNESCO nel 1997. È attorniata su tre lati da mura con 7 porte monumentali, le strade della ville nouvelle di stampo spagnolo sono un invito a passeggiare tra le botteghe artigianali ricolme di mercanzie tradizionali e, nel caratteristico suq di el-Fuki tra venditori di spezie e delle tipiche pagnotte di pane chiamate “kesra”. Da vedere il Museo etnográfico d’arte marocchina, che raccoglie mobili, tappeti, ceramiche, utensili ed abiti tradizionali del nord del Marocco di chiara influenza araba-andalusa.

Per informazioni: www.visitmorocco.com/it

di Elisabetta Canoro