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La mostra “Goya. La ribellione della ragione” a Palazzo Reale di Milano dal 31 ottobre 2023 al 3 marzo 2024 fa tornare d’attualità un pittore e un colto artista dall’anima divisa in due.

 

“La mia opera è molto semplice. La mia arte rivela idealismo e verità”.

Francisco José de Goya y Lucientes

C’è un’onda Goya che si ripresenta negli anni, si infiltra nelle riflessioni umane e si rinnova, seduce con la malia della pittura convenzionale per committenza e poi s’inabissa fino alla fase finale della sua vita, durante il quale distrugge tutto, per crearne una nuova, radicale e rivoluzionaria.

Provate a consultare una libreria antiquaria o alcuni cataloghi e vi accorgerete che dal 900 fino ad oggi compreso quello pubblicato 24 ORE Cultura Goya. La ribellione della ragione” insieme al volume monografico a cura di Stefano Zuffi c’è stato un battere di comparse, sussulti riapparizioni, riproposte di decine e decine di libri di editori grandi e piccoli e paratesti a libri di altri che si prefiggono di rispondere “Cosa succede quando la fantasia e il sogno servono a liberare l’immaginario”.

Annibale vincitore che vede per la prima volta Italia dalle Alpi Museo del Prado -1771

Francisco Josè de Goya y Lucientes ha contribuito con la propria opera a un cambio di paradigma mentale nell’arte spagnola del XVIII e del XIX secolo. Pittore della monarchia spagnola, artista colto e accademico, iniziò il suo percorso con opere legate ai temi tradizionali, cari alla committenza. Nel tempo però sviluppò uno sguardo personale verso soggetti intimi e verso i temi sociali, per trasferirli su tela non con un approccio meccanico o improvvisato ma partendo da una lucida interpretazione etica e morale della società spagnola del tempo.

María Gabriela Palafox y Portocarrero, marquesa de Lazán -Fundación Casa de Alba, Madrid, España - 1804
Joaquina Candado Ricarte - Museu de Belles Arts de València - 1802

Goya conia quell’arte di matrice illuminista, quindi frutto della ragione attraverso il suo contributo di critica al potere politico e religioso attraverso la satira sociale e la rappresentazione della crudeltà della guerra, che portava sofferenza umana prima ancora delle glorie militari.

Uno straniamento per rendere estraneo l’abituale, trasferendo ciò che sentiamo come consueto su un diverso piano di valori come il sentimento di pietas verso gli emarginati, i poveri, i malati mentali.

Il sonno della ragione genera mostri - Biblioteca Nacional de Espana, Madrid -1797
La Famiglia Chinchillas- Incisione Los Caprichos - N°50 - Museo del Prado -

Goya che c’è un altro mondo e che l’atteggiamento di pietas permette di affrancarsi dalla riproduzione e di dedicarsi – come sarà evidente nei quadri della serie “Quadri di feste e costumi”, di cui si può ammirare “Il manicomio”, o “Scena di Inquisizione” – alla complicazione della forma divenendo più ermetico, come atto supremo per prolungare la percezione. Come? Attraverso una espressività più sordida e angosciante di un mondo nel quale l’attenzione della realtà si fonde e confonde col mondo immaginario proprio dei sogni, come recita il motto di una delle incisioni della serie “Il sonno della ragione genera mostri”.

La Primavera (bozzetto) - Madrid, Collezione privata - 1786
Las mulillas, o Il trascinamento del toro, dalla serie “Escenas de toros” - Fundación Casa Ducal de Medinaceli - Siviglia - 1793

Goya ha colto le innovazioni di Luca Giordano e Pietro da Cortona, annoverandoli come esempi dei suoi primi studi durante all’apprendistato nella bottega di José Luzán y Martínez, condiscepolo di Solimena, per poi da scienziato del colore, farne tesoro del suo stesso stile e trasmigrare dalla luce al buio, da una pittura luminosa dei primi tempi alla pintura negras , una pittura della vecchiaia dai toni cupi, neri.

 

Niños giocano alla corrida - Linsday Fine Art Ltd., Londra, Regno Unito - 1777 tra 1785

Un manifesto di struttura straniante che si muoveva dal suo corpo e dal suo animo, malato e disilluso dalla Rivoluzione Francese, da una società becera che ritrae satiricamente nei suoi Caprichos, dai disastri e dalle brutture che la guerra segna sui corpi e nelle menti dei più deboli e degli emarginati sociali, come dipinti nei suoi quadri del ciclo “I disastri della guerra”.

Stragi di guerra - Aquaforte - Collezione Privata - Dal 1810 al 1820
E non c'è rimedio - Aquaforte- Collezione Privata - Dal 1810 al 1820

Se è vero che ci sono due Goya, per saggiare la dissonanza vale la pena di ammirare a Palazzo Reale a Milano, la mostra “Goya. La ribellione della ragione” – dal 31 ottobre 2023 al 3 marzo 2023 – promossa dal Comune di Milano- Cultura e prodotta da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura- Gruppo  24 ORE, in collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, a Madrid e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, dell’Ente del Turismo Spagnolo e dell’Istituto Cervantes di Milano.

Allestimento Studio Novembre Credits Ph. Carlotta Coppo

Francisco Josè de Goya y Lucientes è un uomo e artista, che si rivelò razionalista, ma di un razionalismo che trova espressione nella critica rivolta alla situazione sociale, politica e morale, come si evince nella dualità positivo- negativo che caratterizza anche l’allestimento di tutto il percorso espositivo, a cura dello Studio Novembre.

Autoritratto al cavalletto - Museo de la Real Academia de San Fernando - Madrid - 1790 -1795
Francisco Goya - Autoritratto- Real Academia de Bellas Artes de San Fernando - Madrid - 1815

E nella curatela Victor Nieto Alcaide, Delegato Accademico del Museo, Calcografia e Mostre della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid scrivendo a affermando che “Il razionalismo di Goya è ideologico ed egli lo proietta nelle sue opere utilizzando l’espressione come modalità che collega, da un lato la critica sociale attraverso le tematiche, e dall’altro, la critica della pittura stessa, dissolvendo le forme convenzionali del bello. In Goya, l’ideale di bellezza viene trasformato nel valore plastico dell’espressione”.

Di Alberto Corrado