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Un poliziotto famoso che spia improvvisamente una coppia perfetta in un elegante sobborgo sulle rive del lago a Ginevra. Cosa c’è dietro questo episodio? Il nuovo romanzo “Un animale selvaggio” di Joël Dicker, edito La Nave di Teseo, inchioda il lettore portandolo in un intrigo diabolico.

Da qualche anno a questa parte nella letteratura criminale domina il romanzo cosy crime.

Giallo accogliente che smussa le asprezze del noir e riabilita in modo esauriente il tradizionale genere di stampo anglosassone il classico whodnuit, magari con robusti innesti sentimentali.

Per chi ama questo genere fa piacere immergersi in un contesto di destini disperati, poliziotti compulsivi, belle de jour senza pietà, decoro della “bonne bourgeoisie”, critica della società contemporanea.

Un orizzonte di raccordi passionali che ambiscono a trascinare il lettore in un universo che fa beatamente a meno di espedienti narrativi consolidati e invoca a gran voce il predominio delle emozioni, come il vecchio noir di una volta, crudo e nello stesso tempo maledettamente romantico, condito anche con qualche bagliore sex.

@Joel Dicker, nella foto di Jean Retour

Come “Un animale selvaggio”, ultimo romanzo di Joël Dicker, trentotto anni, un passato remoto di studi di recitazione all’arte drammatica Cours Florent di Parigi, ventenne studente alla facoltà di legge presso l’Università di Ginevra, laureandosi nel 2010.

L’eroina di questo romanzo fosco, di impressionante forza narrativa, è Sophie Braun, una donna borghese, che vive in un elegante sobborgo sulle rive del lago di Ginevra. Abita con un marito e due figli in una magnifica villa al limitare del bosco. Improvvisamente il mondo idilliaco si incrina, proprio il giorno del compleanno di Sophie, quando un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata.

Qualcosa che affonda nel passato, perché come spesso accade nei romanzi di Joel Dicker, non si può comprendere il senso della storia se non studiando il meccanismo di suspense perfetto, che ci ricorda quel fenomeno editoriale mondiale, come “La Verità sul caso Harry Quebert”.

@kevin-bessat-

Del resto, il presente non è che un riflesso di ciò che un tempo abbiamo vissuto e che ci illudiamo di poter cancellare.

Ma il passato non si cancella: l’unica cosa che possiamo fare è regolare i conti. E in questo Sophie, personaggio affascinante, non è sola con il marito Arpad. C’è qualcun altro, che, insospettabilmente, sta vivendo un’esperienza finale. È un rapinatore, un uomo a cui l’autore del romanzo affida paradossali riflessioni sull’esistenza dell’amore. Tanto quanto Sophie è ossessionata da un irredimibile senso etico, quanto questo uomo è ossessionato dal male che ha fatto e non vorrebbe più commettere, testardamente impegnato a combattere contro il pericoloso seme della redenzione che proprio l’incontro finale con la protagonista le ha piantato dentro.

@andrei-cotofrei

Erede della grande tradizione dei thriller di Agatha Christie e Raymond Chandler, Joël Dicker è un autore spericolato. Gioca con ammirevole incoscienza con il registro a tinte forte in una sorprendente cocktail narrativo che porta il lettore a non staccarsi dal libro. Dove ciò che importa non è tanto sapere com’è andata, chi ha commesso un reato e in che modo, ma scoprire sé certe anime saranno salvate e altre dannate, e perché.

Di Alberto Corrado