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La Fall 2024 Ready to Wear omaggia il glamour androgino di Marlene Dietrich e quel “New Look” che diventò un successo planetario.

 

Lo scorso febbraio ha debuttato sul Apple Tv + i primi tre episodi “The New Look”, serie drammatica storica sulla vita del celebre stilista francese Christian Dior.

Un biopic che racconta la sua ascesa fulminea e un omaggio alla prima collezione primavera estate del 12 febbraio 1947, passata alla storia con il nome di “New Look”, termine attribuito dall’allora caporedattore di Harper’s Bazaar Carmel Show, che la definì rivoluzionaria, consacrando il couturier, come simbolo di una nuova visione della donna.

Dall’altra parte dell’Atlantico questo successo portò in pochi mesi, il 7 settembre 1947, Messieur Dior ha conquistare il prestigioso Premio Neiman Marcus, tanto da imbarcarsi sul transatlantico Queen Elizabeth per New York, per ritirarlo di persona, e poi proseguire per Dallas, Los Angeles, Chicago, Texas, Arizona, Washington e Boston.

Una sorta di un invito alla fuga dalla Mitteleuropa per ammirare quella grandiosità della architettura e cultura americana, restando affascinato dal famoso skyline di Manhattan tale da scrivere nei suoi diari “ ….Sono trasportato dal mio entusiasmo, che ho completamente dimenticato l’antico continente che mi ha dato i natali… I miei giorni a New York sono trascorsi in un continuo stato di meraviglia”.

Questo suo entusiasmo, fece concepire quello che sarà una commistione tra quella couture parigina e i desideri e lo stile delle donne americane cosmopolite, cristallandosi nell’ottobre del 1948 con il lancio della filiale di Christian Dior a New York.

Un rapporto privilegiato incarnato anche dall’alleanza creativa forgiata con Saks Fifth Avenue, dove le sue collezioni Dior erano distribuite dal 1950.

Nel 1971, la Maison scelse il grande magazzino per aprire il suo primo indirizzo negli Stati Uniti, offrendo più di sessanta modelli esclusivi ready to wear e haute couture.

L’anno successivo, Marc Bohan rilevò questa location per presentare i look della Maison Dior Linea Boutique, oltre ad una selezione di capi, che furono poi conservati nel Museo della Città di New York.

Insomma nel corso degli anni Dior e Saks continuarono a rafforzarsi, mettendo in luce l’eleganza e l’arte de vivre francese, combinati con l’effervescenza della cultura americana.

Dobbiamo anche ricordare la famosa sfilata ideata da John Galliano il 30 aprile 2007 all’interno dell’edificio della Fifth Avenue, mentre nel 2013 la Maison Dior e Saks organizzarono, nel 2013, una cena d’eccezione per l’inaugurazione della Linea Dior Autunno.

Su questa scia anche Maria Grazia Chiuri ha intrapreso dialoghi creativi già nel 2019 con Judy Chicago, figura dell’arte femminista americana, e nel 2023 perpetuando questo legame incrollabile, diventando partner privilegiata del Brooklyn Artists Ball, organizzato ogni anno al Brooklyn Museum con l’obiettivo di raccogliere fondi per sostenere i programmi di educazione artistica e di sensibilizzazione all’arte.

Oggi, questa meravigliosa storia apre un nuovo capitolo, perpetuando i dialoghi pluralistici tra la Maison e gli Stati Uniti.

Per la collezione Fall 2024 ready to wear, Dior rende uno straordinario omaggio a Parigi e New York, a due città dove tutto è possibile, scegliendo il Brooklyn Museum, come cornice da sogno per un défilé memorabile.

La sfilata è un atto di ossequio a quella emancipazione femminile, che Messiuer Dior volle far passare anche attraverso la moda e alla figura simbolo di quegli anni, incarnato da Marlene Dietrich, che amava indossare tailleur maschili, comunicando un messaggio molto chiaro, ma percepito come scandaloso, per quel tempo.

Maria Grazia Chiuri si fa portatrice di questi valori reinterpretando in chiave contemporanea quella silhouette androgina, fatta di camicie oversize, tute e strutture rigide, fino a riferimenti più femminili come abiti con le frange, con scolli particolari o con forme morbide.

Sullo sfondo della location, dominava un’opera realizzata da Claire Fontaine, artista collettiva e femminista che è anche presente quest’anno alla Biennale di Venezia, ispirandosi al lavoro di Suzanne Santoro, terapista d’arte nata a New York ed oggi residente a Roma, tentando di sensibilizzare più persone nel mostrare l’anatomia femminile usata in modo discriminatorio, affinché finalmente si abbracci quel senso di libertà ed uguaglianza con il corpo maschile.

Di Alberto Corrado