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Sfila al Las Vegas Arcade di Soho la collezione SS2023, seguendo un viaggio che va dall’alba al tramonto, enfatizzando le forme essenziali, e puntando sui dettagli esagerati.

Jonathan Anderson ha fatto sfilare la su collezione womenswear nella sala gioco del Las Vegas Arcade di Soho, tra flipper multicolor, slot machine e hockey da tavolo.

Quando ero studente al London College of Fashion venivo qui” afferma Anderson ai giornalisti intervenuti alla sua conference press “un luogo di altre realtà, dove cadere e tuffarsi a capofitto. Quasi un mondo parallelo di persone intrappolate nei loro computer, mescolati con tastiere e screensaver, mentre esplorano altre dimensioni”.

Una sorta di natura filtrata dall’ego digitale, che diventa una garanzia personale e si trasforma in una collezione composta da oggetti all’interno di capi di abbigliamento e screensaver che atterrano sul corpo, su borse e accessori.

Mi piace questa idea di un momento transitorio del tempo” ha dichiarato in seguito “L’ho esplorato per diverse collezioni precedenti. Stiamo cadendo nei nostri schermi diventando noi stessi telefoni? Penso che sia davvero come un se ci sia un universo alternativo, e ci sono strati, strati e strati. Penso che sia una questione di realismo e non credo che si tratti di futurismo. Si tratta più di un riflesso di noi stessi, in qualche modo”.

In questa sua franca osservazione dello stato della coscienza umana, Anderson è come se ci portasse a riflettere e a giocare con la moda in modo astratto, facendo sfilare stampe di pesci rossi in sacchetti di plastica, mappe del pianeta, spiagge e tramonti orlati di palme, acquistate per un dollaro da immagini digitali di serie, trovate su Internet. Una sorta di linguaggio

linguaggio riduzionista che carica ogni singolo pezzo con lo status di una dichiarazione diretta.

In questo mondo sottosopra, le dimensioni contano per davvero, e i dettagli sono esagerati:

dalle T-shirt stropicciate con gigantesche etichette di lavaggio alle camicie grandi; dalle decorazioni di tastiere giganti di screensaver ad un piccolo tasto come un pavé su tutto il top.

Gli abiti sono completamente astratti nella loro forma diventando un palloncino oppure un’amaca, mentre maglioni e magliette sono appesi a grucce da lavanderia.

Anche la modellistica si sottopone a questo gioco tanto che il girovita si sposta verso la scollatura e la spalla è scavata all’interno. Tutto questo su stivali, pantofole e borse che occasionalmente, diventano minuscole.

La scorsa settimana, come tutto il mondo sa, la Gran Bretagna ha dovuto fare i conti con la morte della monarca, tanto che Anderson in una teleconferenza di emergenza del British Fashion Council con altri suoi colleghi designer, ha preso la decisione nel raccogliere la determinazione d tutta la comunità di portare avanti la London Fashion Week per il bene dei marchi, che non potevano permettersi di annullare show e presentazioni delle collezioni programmate in presenza, dopo il blocco della emergenza sanitaria e il calo vendite della Brexit.

Per questo, come suo finale di show, ha scelto di far sfilare un abito come una sorta di maxi maglietta nera stampata, commemorando Sua Maestà la Regina. Sopra la maglietta vi era stampata la frase “Her majesty the queen. 1926-2022. Thank you”. Una immagine ripresa dai manifesti che sono stati affissi alle fermate degli autobus di Londra, che ci riporta al pensiero di Anderson: quello di scegliere il significato di un preciso momento che passa alla storia con un’immagine già esistente.

Di Alberto Corrado