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Debutto sulla scena della moda milanese un giovane designer londinese, supportato da Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Un vero big ben nella sonnolenta Milano.

Matti Bovan, giovane designer della scena inglese, ha portato con il suo spirito gioioso e massimalista alla settimana della moda di Milano, una ventata di freschezza, presentando una collezione dei suoi inconfondibili look psichedelici, arricchiti con l’aggiunta di corsetteria, denim e accessori presi e ristampati dagli archivi di Dolce&Gabbana.

Una estetica che risuona in armonia con l’universo creativo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana che sono stati lieti di supportare questo giovane stilista, nel proseguimento del loro impegno nella promozione dei giovani talenti.

Nell’ultimo anno, ricordiamo che Dolce&Gabbana ha invitato e supportato la londinese di origine coreana Sohee Park, a presentare nel loro spazio milanese la sua collezione, per poi collaborare con l’emergente britannico-americano Harris Reed per un copricapo per la modella Iman, che ha sfilato sul red carpet, dell’ultimo Met Gala.

I colori, le proporzioni e l’energia del lavoro di Matty Bovan rivelano la straordinaria ricerca e creatività processo dietro ogni pezzo” hanno dichiarato entusiasti al termine della sfilata “Abbiamo subito avuto un’intesa speciale con lui; siamo felici di supportare Matty e la poesia della sua visione”.

Una sfilata dove spicca una irrefrenabile libertà creativa che è partita dal caos di un periodo difficile di Bovan, che si è trasformata in un vero e magico manifesto surrealista, grazie anche al nome preciso dato dalla sfilata: Shapeshifter.

Il termine nella lingua inglese è un essere umano in grado di cambiare il proprio aspetto ed assumere quello di un’altra persona o di un animale.

Sul catwalk sono apparsi corsetti con motivi a scacchiera dipinti a mano dallo stesso Bovan, jeans tagliati e decorati con applicazioni all’uncinetto, altri corsetti con ampie gonne a cesto come se fossero dei guardinfanti realizzati con più pezzi di tessuti assemblati e cuciti mettendo in evidenza il contrasto cromatico.

Sul finale arrivano anche costruzioni drammatiche e anche un glamour iper-colorato sotto forma di sciarpe lavorate a maglia jacquard in lana d’agnello, o di decori fatti con cavi telefonici vintage o con paillettes realizzate con il 30% di tessuto riciclato.

Il risultato è una couture street con una femminilità twisted, che esprime realmente tutta quella energia che ha dentro Bovan, e che è riuscito grazie al supporto dei suoi mentori, e dalla sua amica Katie Grand, che in questo caso ha il ruolo di creative direction.

di Alberto Corrado