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Pierre Louis Mascia tiene fermo il suo ideale estetico attraverso la ricerca dell’illimitato e dell’assoluto, che lo destina ad essere esso stesso un mondo, e dunque a modificare la storia della moda.

“Approfitta di ogni esperienza come occasione di vertigine”

Yannick Haenel

Il concetto di moda come viene compreso oggi, dove le collezioni si avvicendano in modo veloce, non appartiene a Pierre Louis Mascia.

Formatosi come illustratore in Francia, per poi intraprendere la carriera “dissennateur” accomunata dall’amore per i tessuti pregiati e la ricerca delle stampe, lo porta a fondare nel 2008 il suo brand, grazie al fortunato incontro con i Fratelli Uliassi, proprietari della stamperia serica Achille Pinto di Como, forte di novant’anni di eccellenza nel settore.

All’inizio il designer sviluppa, grazie a loro, una collezione con una serie di sciarpe, per poi ampliare, visto il clamoroso successo, con proposte di lifestyle, che includevano apparel e accessori.

Un processo creativo come processo artistico, a tratti anche personale, che parte nell’osservare la moda nel modo più profondo, sia nel guardarla con interesse e curiosità sia nello studiare i suoi archetipi, per creare collezioni di sorprendente chiarezza visiva.

Il suo cut-up è parte integrante della sua vita, dalle stampe che concepisce, al suo stile di vita da “nomade” fatto di pendolarismo tra Francia e Italia, fino alle sue ispirazioni incrociate, tratte dall’arte antica all’artigianato e la letteratura.

Uno storytelling personale, un racconto che si traduce e si esprime in una continua emozione di un universo estetico, proprio come quello che abbiamo potuto ammirare nella cornice del piano nobile di Palazzo Antinori, a Firenze, dal titolo “Philocalie”.

Il termine greco Φιλοκαλία, letteralmente, amore per ciò che è bello, ovvero una sorta di bellezza, che va oltre i canonici estetici che rispecchiandosi nei concetti di vero, buono e giusto, vuole rappresentare un valore anche spirituale.

Il moodboard della collezione è un viaggio antologico tra arte e moda attraverso forme e colori, che definiscono le diverse espressioni di bellezza, dall’arte dei mosaici bizantini, al simbolismo medievale, fino al potere immaginifico delle poesie di Arthur Rimbaud.

Un racconto che si traduce in capi basici di un guardaroba: dalla camicia da uomo al kimono, dalla vestaglia alla giacca formale, da un capospalla con elementi di maglia agli ampi mantelli avvolgenti.

Una visione del lusso non ostentato, ma riaffermato da linee essenziali dove sopra ogni cosa vi è il colore che trova, in questo caso, il suo focus nelle tonalità calde Pamplemousse, Rose Ancien e Vermillon.

In un mondo dove le immagini sono svalutate, Pierre Louis Mascia torna al valore del disegno manuale che si tri-dimensiona attraverso la stampa digitale sviluppata dalla Achille Pinto.

Una tecnica simile alla classica stampa su carta, dove un plotter a getto di inchiostro trasferisce i pattern di stampa sui rulli di seta attraverso un programma digitalizzato. Una procedura che per l’industria serica si inserisce nel più ampio discorso di sostenibilità, perché è in grado di risparmiare materie prime ed energia.

La sua visione di insieme non si ferma solo a realizzare la collezione, ma anche contestualizzarla, per stupire e coinvolgere l’ospite di chi la ammira, per portarlo a pensare a quell’ideale di bellezza naturale, libera da ogni tipo di artificio.

Per questo ogni sua collezione è una scoperta, e si ha la possibilità di assistere attraverso la mis en scène ad una esperienza sensoriale suggestiva ed unica, La stessa vissuta, lo scorso mese nello splendore rinascimentale di Palazzo Antinori dove i versi scritti delle poesie di Charles Baudelaire in Les Fleurs Du Mal, assieme alle parole di Jeanne Moreau in India Song, venivano plasmate e scandite dal suono della musica di SFK, giovane compositore di Tolosa, con la complicità del rapper Wisley.

Quanto è magico entrare nel teatro di Pierre Louis Mascia, dove ogni sua collezione è un debutto dove i capi entrano in scena, e tu rimani intrappolato per l’ottimismo di credere che quel mondo sia anche tuo, aspettando che un nuovo sipario si alzi.

di Alberto Corrado