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Cry Macho: l’esclusiva capsule collection PHIPPS Gold Label Vintage per Woolrich riflette l’essenza della storia della moda vintage americana. Due brand alla corte della sostenibilità.

Gli ingredienti giusti ci sono tutti: dalle iconiche flanelle splendidamente invecchiate alle maglie sportive, fino all’ upcycle di capi vintage e invenduti, provenienti da tutto il mondo e sapientemente curati e personalizzati.

Con un simile cocktail l’esclusiva capsule collection PHIPPS Gold Label Vintage per Woolrich è così sul pezzo e alla moda, che sembra il frutto di un’operazione di marketing fatta a tavolino, a uso del quel mercato contemporaneo che incarna l’essenza della storia della moda vintage americana.

Ma se i corpi sono ammantati da quello stile workwear riflettono i valori cardine che accomunano i due brand, è solo per raccontare una storia unica e per definire un nuovo stile senza tempo, che combatte gli sprechi.

Il talento di Spencer Phipps è autentico, fin da suoi esordi, prima con gli studi a New York alla Parsons School of Design, poi con la sua carriera professionale nel lavorare nel team di creazioni uomo di Marc Jacobs, fino alla sua partenza per Anversa, dove è stato il primo americano a far parte del team di progettazione di Dries Van Noten.

Ogni interpretazione della sua identità dichiaratamente solida nel suo design definito purpose driven, si fonde con l’ammirazione per l’artigianato, per la qualità della scelta di ogni tessuto, fino e all’ approccio innovativo della responsabilità ambientale, che nasce da una necessità senza tempo di quelle regole della moda americana.

E la capsule che sarà disponibile nei negozi Woolrich di Milano, New York e Berlino a partire da questo mese è solo un assaggio della ricerca di questo designer di San Francisco, che crede che la coscienza globale vada ben oltre il modo in cui viene realizzato un capo di abbigliamento.

In questa collaborazione gioca molto l’identità di entrambi i brand che interpretano l’ideale e l’estetica americana producendo abbigliamento di alta qualità per gli appassionati della vita all’aria aperta.

Una fusione di country e folk, ma con un occhio attento alla sensibilità moderna per il nostro Pianeta, che ci ricorda l’uscita di ventitré anni fa del brano “Don’t Tell Me” di Madonna, secondo singolo estratto dal suo album “Music”.

La canzone è ricordata ancora oggi rispetto a Music grazie alla sua scrittura e composizione tra Madonna e suo cognato Joe Henry, nel rifacimento del brano Stop, composto e pubblicato da Joe Henry per il suo album Scar. Se possiamo definire folktronica o cyberfolk questa canzone che ha inventato uno stile, possiamo certamente affermare che la magnifica collaborazione di Spencer Phiips e Woolrich contribuisce a cristallizzare l’immagine del cowboy moderno, per diventare quel “Cry Macho”, vera e propria icona vincente per tutte le generazioni.

Di Alberto Corrado