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Filippo Grazioli ripercorre la storia di Missoni, del suo rapporto con la materia e il colore, padroneggiandola in una sorta chiarezza dove la riga diventa protagonista.

 

Nel disordine degli uffici stile dei nostri tempi, il lavoro di Filippo Grazioli rappresenta oggi, anzi ma come oggi, un’oasi di razionalità.

La sua capacità di interpretare i fenomeni della modernità e di collocarli in una prospettiva estetica è la migliore definizione in grado di inquadrare il suo attento lavoro sugli archivi della Maison Missoni.

A questo si dedica ogni giorno con dovizia, ricostruendo l’intero contributo che Ottavio e Rosita Missoni hanno subito dare alla storia della moda.

E non si tratta di un apporto accademico, un po’ contemplativo rispetto agli accadimenti della sua epoca di studi. Tutt’altro. Uno dei talenti di Filippo Grazioli è di calarsi fino in fondo nella storia di Missoni, o meglio in questo caso nella collezione autunno inverno 2024-2025, ripartire dalle righe che tracciarono la direzione del percorso dei fondatori, per ricavarne un’analisi, che si muove molto di al di là di una semplice congiuntura.

L’estrema chiarezza gli deriva senza dubbio dalla profondità della sua cultura, ma anche l’abitudine a creare con stile quel passo costante di alternanze sartoriali maschili e femminili, dove il tailoring spalluto dal volume pieno, top, gonne a sbieco, tute abiti scompigliano l’ordine delle righe parallele.

Un lavoro che insiste nel ritmo ipnotico delle righe, che si accelerano e si espandono, o frenano e si contraggono. Oppure danzano su tutto, dalla testa ai piedi in susseguirsi di una serie di capi geometrici che diventano vivi sul corpo, acquisendo il pensiero estetico di glamour che Missoni contribuì a creare negli anni’70. Una visione di avanguardia che qui viene ricordata in quella eterna riga che Ottavio componeva in materiali, e Rosita in abiti, accostando colori come note su uno spartito.

Un risultato poliedrico, corale che Filippo Grazioli lo riporta nella versione materica della profusione di punto pelliccia nella sua tattilità furry, e nell’impasto del tweed Caperdoni. Una costruzione creativa animata da quell’infinito serbatoio di emozioni che nascono dalla sua passioneper quella moda che ha trasmesso qualcosa nel tempo e non lo ha mai lasciato indifferente.

Un epiteto, che lo ritroviamo nella voce recitante delle prime battute della colonna sonora dello show dove “Everything become a dream, tutto è un sogno, a sky of colours, un cielo di colori, there’s no limit, non c’è un limite, open your hand, there’s a brand new life, apri la mano, là fuori c’è una nuova vita”.

Un gioco di parole che incarna perfettamente il desiderio di una donna contemporanea che dialoga con il reale, così come fanno i suoi sogni, per indossare un guardaroba con qualcosa in più, che certamente si nasconde in una riga.

Di Alberto Corrado