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Come in un caleidoscopio, che riflette simmetrie differenti,  Filippo Grazioli, per Missoni, crea una collezione plasmata sul corpo in maniera onirica e mutevole.

Filippo Grazioli, direttore creativo di Missoni, aveva chiaramente in mente la leggerezza della primavera, quando ha chiesto Shawn Kolodny, artista americano, che vive e lavora a Manhattan, New York e Miami, di creare il set up ricercato e provocatorio per lo show di presentazione della collezione primavera estate 2024.

Enormi sfere argentate gonfiabili erano sospese al soffitto dello sferisterio di via Palermo, costruito nel 1945 per ospitare le partite di palla basca jai alai, da questo “La Pelota”, il nome che tutti noi conosciamo.

Volevo creare una sorta di assenza di gravità” ha detto Filippo Grazioli dietro le quinte dello spettacolo, mentre controllava gli ultimi dettagli sulle mannequin.

Una collezione che parte da un libro di Ottavio Missoni sugli intricati motivi dei patchwork, mostrando una realtà alternativa vista attraverso la lente di un caleidoscopio, per approdare ed esplorare le gioie della materia, della forma e del colore.

Una narrazione e ricerca che Filippo Grazioli continua a reinterpretare negli studi dei codici di Missoni, attraverso un gioco di sottrazione che rende tutto più leggero, quasi etereo e mutevole.

I colori vibranti, freschi ed estivi mescolati ai bianchi e neutri, per costruire una forma di put togheter senza peso, sono assorbiti nelle texture lavorate a maglia, diventando giochi di ombre e luce, che distorcono le proporzioni.

La luminosità del bianco, che non è stata mai esplorata abbastanza nella tavolozza dei colori della Maison, qui viene ripresa per incarnare senza pregiudizio quel nuovo percorso iniziato con il giovane direttore creativo che ha sublimato passo dopo passo quell’identità di Missoni nel mondo del lusso, rafforzandone il percorso di modernità.

Una traduzione di lusso che risiede proprio nelle linee semplici, nelle cuciture precise, nella ricerca dei tessuti e colori curati, mentre le trasparenze sono stratificate ad arte sui motivi iconici.

Come in un caleidoscopio sono infinite le combinazioni, così numerosi sono i modi di vivere la realtà di Missoni, quanti sono i desideri: dai blazer ai pantaloni, dai bermuda sartoriali alle camicie, fino alle tute e abiti aderenti che sono un abbraccio sul corpo.

Il lavoro di Filippo Grazioli si inserisce in maniera singolare nell’ampio filone dei giovani designer di questi ultimi anni, con una lunga gavetta alle spalle da Martin Margiela ad Hermès, fino a fianco di Riccardo Tisci in Givenchy, e dall’altro, alla ècriture d’artiste italiano che ama l’arte e la modernizzazione, senza snaturare il passato. Anzi gli archivi, come in questo caso, sono letti da Filippo Grazioli in maniera affine e parallela al suo mondo creativo, come mezzo unico e flagrante nel rappresentare una storia di famiglia, composta nei loro aspetti di realtà e immaginazione.

Nella sua arte creativa la logica del visibile si mette al servizio dell’invisibile per creare infiniti capi funzionali per l’altro, capace di restituire la presenza dell’assenza della potenzialità della materia.

In tale dimensione la sua creatività mostra una personale possibilità ermeneutica sentimentale, che va a costituirsi in uno straordinario caleidoscopio di emozioni.

Di Alberto Corrado