Hanno una silhouette asciutta e una vita spericolata, sono vicine tra loro ma allo stesso tempo isolate dai ritmi frenetici quotidiani. Figure spaccate, divise tra l’immagine social e l’identità profonda che reclama ritmi e spazi di armonia. Per la prima volta Lois Rottonara, in arte ROTT, ha messo in mano a una di loro lo smartphone e ha presentato a Milano una installazione con l’originale dell’ultima sua opera della collezione “Haute Couture”. Una collezione partita nel 2012 e rallentata durante il lungo lockdown, al culmine di una poliedrica carriera artistica che spazia dall’arte pittorica a quella di scultore a livello internazionale. Rott ha ripreso così il suo dialogo con la città presentando presso la Libreria Bocca un evento flash di arte e moda condotto dalla figlia artista musicale e ambasciatrice della cultura Susy Rottonara.
La collaborazione tra ROTT e la figlia ha dato vita a numerosi progetti multimediali presentati e premiati a livello internazionale, tra i quali spiccano produzioni dedicate alle leggende ladine delle Dolomiti ed eventi di arte e musica in occasione di mostre. Attraverso l’esecuzione di brani dal grande repertorio classico pianistico e da quello classico e operistico per soprano e pianoforte collegati alle opere d’arte padre e figlia perseguono l’obiettivo di portare il pubblico a vivere un’esperienza unica di arte, musica e cultura.
In questo caso Susy Rottonara ha reso omaggio alle Botteghe Storiche di Galleria&Friends con l’esposizione, per la prima volta in assoluto, di un quadro dalle dimensioni importanti e dal titolo “Haute Couture” (m. 1 x 1,40), che il pittore, 83 anni, atelier a La Villa in Badia (Bz), ha realizzato in questi ultimi mesi con la tecnica acrilico su tela, testimoniando la sua ultima originale passione fashion.
Spiega Susy Rottonara: Il tema della moda ha ispirato da sempre la creatività di mio padre e in questo caso possiamo dire che il suo obiettivo è quello di esprimere due concetti: la passione per la trasmissione culturale e la potenza dei colori. Quest’opera è nata nel periodo di lockdown, in un momento in cui l’ispirazione artistica è stata messa a dura prova. Poi, quando è arrivata la primavera e sui prati di montagna che circondano il suo atelier sono sbocciati i fiori, ho visto che ha iniziato a buttare il colore sulla tela. E in quel momento ho capito che c’era una rinascita. Quindi, da un lato abbiamo la tematica della moda legata al concetto di bellezza, di rinascita, di primavera e dall’altro il trionfo dei colori, il desiderio profondo di voler comunicare al pubblico questa gioia ritrovata”.
Secondo ROTT la creatività è qualcosa da condividere con il pubblico e lui trova proprio nel colore il linguaggio di comunicazione, nulla è tenuto dall’artista per sè, tutto deve essere impattante per l’osservatore e condiviso. “Mi fa piacere quando le persone si fermano davanti all’opera e mi fanno domande: in quel momento sperimento qualcosa di reale con loro, e di sostenibile – continua Susy – E in questo senso vorrei arrivare alla figura femminile, alla donna protagonista, centrale in tutte queste opere che riguardano la moda. Qui possiamo vedere come viene comunicata la bellezza, una bellezza assoluta, salvifica, però la cosa interessante è che il volto di queste figure compare solo di profilo. Può essere un modo per invitare lo spettatore, colui che contempla l’opera, a interrogarsi sul significato di incognito, su ciò che non è definito, non è decifrabile. E a vorrei introdurre anche un altro concetto collegandomi ancora a quella che è l’era digitale in cui viviamo e al significato digitale di profilo come qualcosa che ci identifica. Nella rete ci viene richiesto ad esempio di compilare un profilo, di caratterizzare un profilo a livello digitale ma che cosa rappresenta in realtà questo profilo? Può veramente esprimere la nostra identità? O solo qualcosa di noi? Fatto sta che se non hai un profilo non esisti. Ecco che con Rott partiamo dall’opera d’arte per arrivare al tema biografico, all’identità: una delle figure femminili dipinte nel quadro Haute Couture ha in mano lo smartphone. E’ la prima volta che mio padre ritrae un oggetto così importante della digitalizzazione. Mi ha detto: “Ho voluto farlo perché nel periodo di lockdown ho capito l’importanza di questo strumento”.