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Pierpaolo Piccioli colloca la straordinaria collezione in una cornice familiare per tradurre il linguaggio della Haute Couture nell’alfabeto del ready-to wear.

Il processo creativo di Pierpaolo Piccioli, conduce alla purezza come sintesi consapevole, e rimozione intenzionale di ciò che eccede.

Quegli spazi vuoti non sono mancanza di contenuto, anzi dichiarano allusioni, dove risiede la profondità dell’identità di ogni persona. Da questa consapevolezza, emerge chiarezza, che si tramuta in silhouette asciutte, fluide, che sono concesse, anche a lui, nel poter indossare short morbidi e portare a mano pochette e borse logate.

I codici romantici di Valentino persistono, anche in questa collezione, e si manifestano in abiti in chiffon, rouches, fiocchi, tagli, paillettes e piume, che talvolta abbelliscono i revers di capispalla.

I corsetti si evolvono in canottiere, gli abiti in felpe, ma tutto all’insegna del minimalismo, e dell’azzeramento di ogni abbondanza.

Un cambiamento simile si traduce in un linguaggio nuovo della Haute Couture che tramuta in nell’alfabeto del ready-to wear, per riprodurre un’immagine libera da ogni struttura per interrogarsi sulla relazione tra il corpo e la personalità.

Per questo Pierpaolo Piccioli intitola la collezione “Unboxing” “Quando apri qualcosa – spiega lo stilista – hai una percezione personale di ciò che c’è dentro”.

Una nuova percezione essenziale tocca anche il concetto del colore, prerogativa dello stile del designer. Si abbandona il monocromatico PINKPP, un pantone di fucsia inedito, che abbiamo visto nella collezione di alta moda, per arrivare ai blocchi monocromo del giallo, del verde, dell’albicocca e soprattutto il rosso Valentino, che unisce i fasti del passato con il nuovo presente.

di Alberto Corrado