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Palazzo Reale ha l’onore di ospitare la prima retrospettiva su Max Ernst, ma organizzata in Italia, curata da Martina Mazzotta e Jurgen Pech, e promossa dal Comune di Milano con Electa.

Vi sono autori che continuano a prestarsi a nuovi studi e spunti di lettura. Né è un esempio Max Ernst, protagonista a Palazzo Reale di Milano della sua prima retrospettiva italiana, promossa e prodotta dal Comune di Milano con Electa, aperta dal 4 ottobre 2022 fino al 26 febbraio 2023.

Max Ernst è stato uno degli artisti più innovativi del Novecento, secolo che ha contribuito a rivoluzionare, guidando movimenti quali il dadaismo o il surrealismo. Nato in Germania, nel corso della sua vita ha attraversato entrambi i conflitti mondiali, lasciando il paese d’origine, per essere poi naturalizzato americano e in seguito francese.

L’intenso bagaglio di esperienze personali ha portato l’artista a cimentarsi in una grande vastità di temi e sperimentazioni, che lo fanno tuttora sfuggire ad incasellamenti, e definizioni troppo stringenti e costruttive.

Le ragioni sono molte di questo pensiero. Innanzitutto la sua opera è estremamente multiforme, ma sempre giocosa, curiosa e produce meraviglia. In secondo luogo non è mai stato un artista che si è autopromosso e perlopiù ha condotte scelte sempre libere, su tutti i fronti.

In un aneddoto del 1954, in occasione della cerimonia di consegna del primo premio alla pittura alla Biennale di Venezia, che l’artista aveva vinto. Bloccato all’ingresso dalle resistenze di un usciere che non l’aveva riconosciuto, insieme alla moglie Dorothea Tanning, Max Ernst non insistette oltremodo, fece dietro front e se ne andò per chiese, alla ricerca del Tintoretto, che desiderava ammirare dal vero, fin dall’arrivo nella città lagunare.

Occorre poi sottolineare, che i capolavori di Max Ernst sono dislocati in moltissimi musei e collezioni private del mondo, soprattutto tra Europa e Stati Uniti, dove ha soggiornato.

Un lungo lavoro di studio e indagine è stato compiuto dai due curatori della mostra: Martina Mazzotta, con una formazione filosofica, condotta in Italia e in Germania, e un dottorato in storia

dell’arte e Jurgen Pech, massimo studioso nel campo dell’arte, che ha permesso di includere tra i prestiti alla mostra di un’ottantina di dipinti, anche opere e documenti che non venivano esposti da decenni.

Gli uomini non ne sapranno nulla, 1923

Oltre 400 sono le opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, gioielli e libri illustrati provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, in Italia e all’estero. Tra questi: la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection e il Museo di Ca’ Pesaro di Venezia, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Cantini di Marsiglia, i Musei Statali e la Fondazione Arp di Berlino, la Fondazione Beyeler di Basilea, il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid.

Nelle sale di Palazzo Reale, che ospitarono nel 1989 una mostra curata da Arturo Schwarz che raccoglieva una quantità di materiale non solo tutta la parabola surrealista dal 1924 al 1966, ma estendeva il campo dell’indagine ai precursori della politica surrealista come Bosch, Bruegel, e tanti altri, viene squadernato l’immenso inventario iconografico di Max Ernst, come una sorta di Wunderkammer novecentesca di cui si riflette la ricchezza.

Pietà o La rivoluzione la notte, 1923.

Un mosaico complesso che si è venuto a manifestare grazie alla sua mente formidabile, aperta a tutti gli stimoli, alla sua estesa cultura, alla vivacità delle sperimentazioni, che ci porta ad asserire la dicotomia tra filosofia e pittura, come interprete di un rinnovato umanesimo rinascimentale, per il quale tutti i saperi scientifici e umanistici sono importanti per penetrare con maggiore acutezza, nei segreti della natura, e del mondo interiore dell’uomo.

Un vaso di Pandora che viene scoperchiato alla vista degli occhi e reso ancora più incisivo da una lettura attenta del prestigioso catalogo edito da Electa, che riflette quel “Grande Teatro del Mondo” composto da erbari, insetti, chimere, disegni anatomici, storie naturali, foreste di pietra, animali, fiumi antropomorfi e forme zoomorfe, mappe stellari, geometrie, uccelli, oltre a spiegare e raffigurare alcuni autentici capolavori  di Max Ernst, che resteranno per sempre nella storia dell’arte come i quadri L’Antipapa, Il Bacio, Sogno e rivoluzione, La città intera, L’angelo del focolare, Oedipus Rex, Pietà e La Rivoluzione la notte e altri ancora.

Questa mostra rappresenta un viaggio straordinario attraverso il Novecento e offrire coraggio nel vedere il buio come la luce e per estendere il nostro sguardo fino al limite del sensibile, ieri come oggi.

La festa a Seillans, 1964

di Alberto Corrado

Orario

Da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.

Biglietti

Aperte le prevendite per l’acquisto dei biglietti di mostra.

Open: 17,00 euro

Intero: 15,00 euro

Ridotto: 13,00 euro

Acquista Ticket One

Info e prenotazioni

www.palazzorealemilano.it

 

I gruppi senza guida o con guida propria possono prenotare chiamando/scrivendo al Centro Prenotazioni TicketOne contattando Infoline 02-33020021 (Lun-Ven 9.30-18.00) oppure via email a gruppiescuole@tosc.it

I gruppi che non hanno una guida e desiderano prenotarla devono rivolgersi ad Ad Artem. I contatti Ad Artem sono T. 02-6597728 oppure info@adartem.it www.adartem.it