fbpx

Miuccia Prada e Raf Simons mettono in primo piano l’origine del lavoro utilizzando procedure inusitate. Spostando tutti gli elementi sul DNA della Maison.

La volontà di Miuccia Prada è quella di mettere in primo piano l’origine del lavoro del designer di moda e della creazione dei vestiti, cercando di eliminare tutte quelle sovrastrutture, che si sono aggiunte in questi ultimi decenni.

Sono stufa di parlare di idee: parliamo di vestiti” ha dichiarato Miuccia Prada ai numerosi giornalisti accorsi in backstage “c’è un ritorno al concreto, alla fisicità e al reale. Abbiamo cercato di realizzare cose belle per la realtà di oggi”. E Raf Simons, co-direttore creativo di Prada precisa “Idee, tecniche e materiali noti vengono utilizzati in maniera diversa attraverso procedure inusitate, spostando e ricomponendo gli elementi. Una sorta di continua evoluzione del DNA di Prada” e aggiunge “l’artigianato non è qualcosa di cui si parla molto da Prada, almeno non tanto quanto in altre case. Volevamo mostrare cosa potevamo fare”.

Quello che si è visto in passarella sono ore ed ore di ricami eseguiti da petites mains che sono state coinvolte nella realizzazione di questa collezione.

Due sono le tecniche che hanno ricevuto menzione da Raf Simons: la prima è la frangia stampata utilizzata sulle camicie a fiori, che conferiva ai singoli fiori una profondità variabile, la seconda sono le lunghe matasse di frange usate per le gonne costruite come gioielli.

Questa volta la silhouette eseguita in maniera da atelier couture diventa il presupposto delle giacche con le spalle larghe infilate nella cintura dei pantaloncini a vita alta, o nei pantaloni affusolati che si fermano alla caviglia.

Il collegamento con altre forme chiave della collezione erano gli abiti avvolti in sciarpe trasparenti stampate, che le note del comunicato stampa le definiva “frammenti di abiti”. Oppure abiti senza maniche con linee anni ’60 e ‘90 realizzati in organza e gazar di una finezza così sottile da sembrare fluttuanti, oggetto futuro del desiderio di numerose clienti che amano essere Prada addict.

Il pensiero di una moda concreta non finisce qui, ma viene ancora di più evidenziato nelle camicie in stile flapper dell’età del jazz e negli uomini mitologici intagliati a mano che adornano le borse da sera, che si rifacevano ad una forma originaria progettata nel 1913 dal Mario Prada, nonno di Miuccia e co-fondatore di Prada.

Le teste di ogni modella erano coperte da una fasciatura simile ad una benda per un effetto ribelle, che ci ricordano l’anti moda degli anni ’70, così come l’andatura ondeggiante, sulle note “Bruise Violet” di Babes in Toyland, come se ogni donna fosse uscita sul terrazzo di una casa milanese con un cocktail in mano, durante una serata social.

Lo show si è concluso con una grande standing ovation per i due direttori creativi Miuccia Prada e Raf Simons assieme a Fabio Zambenardi, braccio destro della Signora, che si è unito a loro, togliendosi il cappellino, per salutare per l’ultima volta, dopo tre decenni passati in azienda.

 

Di Alberto Corrado