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John Richmond apre un Pop-Up-Store alla stazione di Roma Termini come narrazione dei valori del brand.

Dal punto di vista del senso comune, il sodalizio tra moda e creatività è un fatto spontaneo.

La moda è solitamente intesa come il luogo di creatività, il settore produttivo che esprime la punta più progredita della ricerca e della sperimentazione, rispetto alle possibili coniugazione del gusto.

Tuttavia tale sodalizio si è trasformato nel corso degli ultimi anni, soprattutto da quando il valore di una singola azienda ha assunto una centralità raffigurativa enorme, capace di dominare l’immaginario dei compratori e del mercato.

In questo modo si è passati da una visione intensiva, che vedeva la moda come creatività condensata nel design di capi e accessori a una concezione estensiva, che impegna globalmente tutte le attività di una azienda e che si apre a ciò che sta al di là del perimetro dell’azienda: i luoghi di consumo, e della vita quotidiana.

Tale processo incontra quello che si è visto nel marchio John Richmond che si è visto trasformarsi dall’idea stessa di un prodotto di lusso nell’ideale del neo-lusso, quello che rivaluta un senso di comunità associato al senso del luogo, della convivialità e della naturalità.

Un processo intuitivo che ha portato una crescita dei consumi e nel realizzare l’apertura di un Pop-Up Store presso la stazione di Roma Termini dove rimarrà presente, dal 10 novembre fino a marzo 2024, permettendo a tutti i visitatori della città eterna, l’opportunità di conoscere lo stile del prodotto e la sua inconfondibile identità di marca.

L’impatto visivo della struttura rispecchia a pieno la cultura del marchio e quella summa di strategie, che s’integra in un unico progetto e in una selezione incredibile di abbigliamento e accessori uomo e donna all’insegna di una narrazione, che discende da quello stile iconico che celebra il Made in Italy.

Un marchio di fabbrica, ormai noto ai noi italiani che ci siamo abituati a considerare come tutela della corretta indicazione di eleganza, ma che qui viene trasformato in ogni oggetto dalla piccola e grande pelletteria, ai profumi, occhiali, fino ai capi d’abbigliamento in un racconto di legittimazione del brand.

 

Esemplare è la connessione tra John Richmond e il gruppo Arav, sempre guidato dalla CEO e designer Mena Marano e dal Chairman Giuseppe Ammaturo, che si consolida anno per anno, grazie al comune interesse dei due per quella che si potrebbe definire “estetica retromaniaca”, basata sulla ricostruzione del passato talmente attenta, filologica e maniacale da assumere tratti onirici, trasformando la moda in un vero e proprio medium.

Lo stesso Pop-Up-Store è l’esempio di un dispositivo capace di produrre, veicolare e rendere esperibili racconti che supportano l’identità e i valori del brand.

 

Di Alberto Corrado