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Centosettantacinque pagine, edite da 24Ore Cultura, che raccontano lo stile sulle scene e dietro le quinte di Raffella Maria Roberta Pelloni.

Il 5 luglio 2021 sui social, in radio, in televisione e sui siti online, rimbalza la notizia che Raffaella Carrà è uscita di scena, ci ha lasciato.

L’ondata di riconoscimento che ne segue è degna del saluto ad una vera regina, protagonista incontrastata di oltre cinquant’anni della storia della televisione, della musica e del costume.

L’emozione suscitata dalla scomparsa, ci fa capire le due facce di Raffaella: da una parte la Carrà, nata per far brillare un palcoscenico con la sua energia e la sua incontenibile esuberanza, dall’altra parte la Pelloni, con la sua sfera privata, mantenendola ancorata alle sue origini, a quei ideali di indipendenza, e coerenza nelle scelte.

1951, ancora bambina all'eta di 8 anni

Quando nasce a Bologna, all’anagrafe viene registrata come Raffaella Maria Roberta Pelloni, da due genitori, Raffaele Pelloni e Angela Iris dell’Utri, che si separano presto, solo due anni di matrimonio.

La piccola Raffaella passa gran parte della sua infanzia tra la scuola di Bologna, dove studia, e Bellaria, dove la madre con la nonna hanno in gestione “Il Caffè Centrale”.

Una bambina solare e gioiosa che lascia di lì a poco la sua amata Emilia- Romagna per andare a Roma, dove continua gli studi e in seguito frequenta l’Accademia Nazionale di Danza con la fondatrice Jia Ruskaja.

Nel frattempo tenta l’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia, grazie ad un suggerimento di un’amica della nonna, dove viene ammessa, e dove si diploma in arti drammatiche nel 1960.

Raffaella Carrà a 9 anni in Tormento del passato (1952)

La sua carriera cinematografica inizia proprio in quegli anni di studio, ma in un contesto internazionale, quale era in quel momento la Città Eterna con gli studi di Cinecittà, prendendo già dei piccoli ruoli in alcuni film, fino ad interpretare assieme Virna Lisi e Ugo Tognazzi nella pellicola comica “5 marines per 100 ragazze” diretta da Mario Mattioli.

Seguono altri film fino ad essere l’unica attrice nel “Il colonnello Von Ryan” di Mark Robson, accanto a Frank Sinatra, che le regala una collana ma che lei rifiuta, avendo dei sospetti su cosa si aspettasse in cambio.

Nella camera d’albergo la misi dentro un posacenere e la lasciai per un giorno. Al mio rientro non c’era più”. Una storia che ci dice qualcosa sull’indomita Raffaella, poco incline a lasciarsi sedurre dal primo Zio D’America, e soprattutto nell’affermare e realizzare il suo sogno d’artista libera e indipendente.

Frank Sinatra e Raffaella Carrà- 1965

L’esordio sul piccolo schermo avviene all’inizio degli anni Sessanta, nel programma “Tempo di Danza” di Lelio Luttazzi a cui fa seguito, nel “Il paroliere questo sconosciuto”, sempre con Luttazzi.

Durante gli anni Sessanta recita in numerosi sceneggiati televisivi, ed è protagonista di alcuni fotoromanzi, mentre già occupava le cronache rosa per la sua relazione con Gino Stacchini, calciatore iuventino, che termina per incompatibilità di vedute sul ruolo di essere donna in quel tempo.

Da questo episodio, emerge il ritratto di una giovane Raffaella indipendente e determinata a cambiare anche il proprio cognome per l’autodeterminazione di un nome d’arte: il regista Dante Guardamagna nel 1961, quando è protagonista del fotoromanzo “La luce degli occhi miei” pubblicato sulla rivista “Sogno”, di prendere il nome dell’artista Carlo Carrà e combinarlo con il suo vero nome, creando una sintesi perfetta per la spumeggiante immagine, che si stava costruendo di sé.

Cover della rivista Sogno
"Tempo di Danza" Raffaella Carrà con Lelio Luttazzi- 1961

E nel 1970 che avviene il vero e proprio debutto come showgirl completa nel programma “Io, Agata e tu” dove appare la sua immagine e il suo temperamento “Ho chiesto di esibirmi a modo mio, con la testa, i capelli, la libertà del corpo, cantare non solo con le corde vocali, ma con tutto il corpo..” Una novità che all’indomani del debutto del varietà si guadagna la sua prima cover di “Sorrisi e Canzoni TV”.

Nell’autunno del 1970 viene scelta per condurre “Canzonissima”, a fianco di Corrado Mantoni, dove è libera di dare uno scandalo misurato per l’iconico ombelico scoperto, mostrato nella sigla d’apertura “Ma che musica maestro”. Una sigla che entra nella top ten dei dischi più venduti e con oltre 200.000 copie vendute in tutto il mondo, e che segna l’inizio della sua sfavillante carriera discografica.

Cover 45 giri " Ma che musica maestro"
"Canzonissima" Raffaella Carrà con Corrado -1970

Nel 1971 è di nuovo a “Canzonissima”, voluta dai vertici  Rai per aver conquistato livelli strabilianti d’ascolto nella precedente edizione, e qui che entra in classifica con ben tre singoli: “Chissa se va”, la canzone per bambini “Maga Maghella” e “Tuca Tuca” il famigerato ballo ideato da Don Lurio su musica di Franco Pisano, che fu prima censurato, e poi approvato, grazie all’intervento di Alberto Sordi, diventando un fenomeno pop, riproposto negli anni da chiunque, anche da Madonna che nel suo corso MDNA Tour del 2012,  che lo cita esplicitamente in coppia con il ballerino e coreografo Brahim Zaibat.

"Canzonissima" 1970

In quegli anni di grande successo inizia per Raffaella il sodalizio con uno dei suoi grandi amori l’autore Gianni Boncompagni che incontra nel 1968, attraverso un’intervista commissionata dalle Poste Italiane, ed effettuata alle sei della mattina a metà della scalinata di Trinità dei Monti. Alla fine trascorrono undici anni come coppia, ma di fatto, cinquanta come amici e collaboratori.

Raffaella Carrà e Gianni Boncompagni

Nel 1974 è chiamata a presentare il programma “Milleluci” a fianco di Mina, primo programma televisivo ad essere affidato alla conduzione di due donne che, con loro immenso talento hanno tracciato il percorso del futuro girl power.

Non paga del successo in campo televisivo, lo stesso anno la Raffaella pubblica l’album “Felicità tà, tà” dal quale viene estratto il primo singolo “Rumore”, un vero inno alla disco music. “Sono andata a Milano a inciderla con Shapiro e lui mi disse che dovevo cantare … due toni più alti della mia voce… Mi ha fatto lavorare per tre giorni. Avevo la gola distrutta, ma alla fine sono riuscita..”

"Milleluci" Raffaella Carrà e Mina - 1974

Un successo planetario a cui fa seguito “A far l’amore comincia tu” e “Fiesta” ottenendo numerosi d’oro e di platino in tutto il mondo.

Le sue canzoni ormai erano suonate in Germania, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra, Grecia ma soprattutto in Spagna e nei Paesi dell’America Latina, diventando con le sue tourné, uno dei simboli della musica italiana da esportazione.

Nel frattempo nel 1976, la televisione spagnola le affida la conduzione di quattro puntate di “La Hora de … Raffaella Carrà”, primo programma a colori della TVE che, grazie all’unanime successo di pubblico e critica, le fa conquistare il premio di personaggio femminile più popolare dell’anno, per “quel suo fuoco andaluso, una latina contemporanea semplice e conturbante”.

©-Mondadori-Portfolio Rino-Petrosino
©-Mondadori-Portfolio Archivio-TV-Sorrisi-e-Canzoni-

Nel 1978 rientra in Italia è presenta il varietà “Ma che sera”, la cui sigla è l’inno all’amore libero “Tanti auguri” dove nel ritornello “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù” coniuga nella sua persona, in modo inedito e irrepetibile la figura di quella cantante che comunica con il corpo e con la voce, la libertà inedita di cui si sentiva il bisogno in Italia.

Tutto il mondo vuole Raffaella, così tra il 1980 e il 1981 viene organizzato uno dei primi progetti di cooperazione internazionale della storia “Millemilioni” con cinque speciali dal mondo: da Buenos Aires, Città del Messico a Londra, Mosca e Roma.

E proprio sul set di questo programma conosce il coreografo Sergio Japino, l’uomo che sarebbe poi al suo fianco per molti anni e per molti successi a venire.

Raffaella Carrà e Sergio Japino

Nel 1982, Raffaella affianca nuovamente Corrado Mantoni, sul piccolo schermo, presentando “Fantastico 3” con la sigla “Ballo Ballo”, portando uno share di 25 milioni di ascolto a serata.

Nel 1983 diventa apripista ancora una volta presentando su Rai 1 “Pronto Raffaella?”, il primo programma di mezzogiorno della storia della Rai, che segna la sua consacrazione come conduttrice in un format destinato ad imporsi, ancora oggi, modello di programmazione televisiva del day time.

Ottiene un grandissimo successo di pubblico, raggiungendo 4.500.000 spettatori di media e punte di 9 milioni, tale che le emittenti estere nel giro di breve tempo assieme a quella brasiliana, argentina, tedesca e francese acquistano il format.

Di questi anni sono poi gli album di successo “Fatalità” e “Bolero”, in quest’ultimo contenente l’enigmatico brano “Rosso”, inciso nel 1994 anche da Mina.

"Pronto Raffaella" - 1983 ©-Mondadori-Portfolio_Rino-Petrosino

Nella stagione successiva conduce il super show “Buonasera Raffaella”, una versione in prima serata di “Pronto Raffaella” è il successo è nuovamente mondiale dove intervista e duetta con ospiti illustri come Joe Cocker, Stevie Wonder, Henry Kissinger, Ginger Rogers e Sammy Davis Jr.

Altra conduzione iconica negli anni Novanta è “Carramba che sorpresa”, programma inventato da Sergio Japino su ispirazione del format britannico “Surprise Surprise”, dove si alternano in studio ospiti scelti tra la gente comune, e stelle internazionali quali Adriano Celentano, Madonna, Britney Spears e Robbie Williams, Michael Schumacher confermando con una media di 10 milioni di telespettatori ad ascolto.

Raffaella Carrà ospita Michael Schumacher nella puntata di "Carràmba che sorpresa" del 6 novembre 1999.

Il nuovo millennio si apre con la conduzione della 51° Festival di Sanremo, e nel prestarsi di buon grado come protagonista del video “E Raffaella è mia” di Tiziano Ferro, contribuendo alla sua unanime elezione popolare a icona gay. Nel frattempo produce con il dj star francese Bob Sinclair il remix di “A far l’amore comincia tu”, che spopola, come non fosse passato un giorno dalla sua prima pubblicazione.

Allo stesso modo, insieme a colleghi ben più giovani, si presta a fare da coach nei programmi “The Voice of Italy” e “Forte Forte Forte”, mentre nel 2013 esce “Replay – The Album”, il suo ventiquattresimo progetto discografico.

"E Raffaella è mIa" Tiziano Ferro e Raffaella Carrà
"A far l'amore comincia tu " remix Bob Sinclair e Raffaella Carrà

Dopo le sue apparizioni si diradano fino al tragico epilogo, affermando sempre con grande consapevolezza di aver avuto “una vita meravigliosa”.

Questo iride cangiante è riassunto straordinariamente in “Raffaella Carrà. Tra moda e mito” di Massimiliano Capella, storico dell’arte e della moda, con la curatela artistica di Sergio Iapino, edito 24ore Cultura.

Cover_Raffaella-Carrà_24-ORE-Cultura

Una sintesi perfetta per un saluto che è solo un arrivederci alla Carrà e alla Signora Pelloni, due diverse personalità che hanno condiviso una vita straordinaria.

Di Alberto Corrado