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Kim Jones omaggia Rudolf Nureyev attraverso foto e ricordi di suo zio Colin Jones. Un racconto enciclopedico che mischia gli archivi della Maison Dior in quadri d’esposizione per un grande palcoscenico tra arte e moda.

Di lui diceva Vittoria Ottolenghi, impareggiabile critico di danza e una delle poche persone che Rudolf Nureyev considerava amiche “Nureyev non apparteneva alla borghesia e neanche al vero proletariato, ma al regno della povertà assoluta e della sottoccupazione. In pochi anni, per la sola forza del suo ingegno, passò dalla periferia asiatica, la Bashkiria, alle ostriche di Parigi. Anche per questo egli non era “maleducato”, ma semplicemente” non-educato”.

Queste poche parole la dicono lunga su tutto il mondo che stava dietro al grande palcoscenico della danza e di Nureyev, che il pubblico adorante andava ad applaudire.

Il suo contributo è immenso: il ruolo di porter nelle coreografie classiche si trasforma e diventa centrale, rivoluzionando tutti i canoni della danza, lasciando uno stile.

Rudolf Nureyev non era solo un danzatore, era un amante della vita in tutte le sue forme come per Monsieur Christian Dior, e Kim Jones gli rende omaggio attraverso la convergenza funzionale e poetica dei racconti e delle foto di suo zio Colin Jones, ballerino, diventato amico della star.

La quintessenza dell’eccellenza che unisce la realtà del ready-to wear con la teatralità della couture dove il corpo è messo in scena in prima linea scommettendo sulla coincidenza tra sartoria e nuovi volumi, ma anche sulle innumerevoli sfumature della materia.

Una collezione stregante, che trova piena realizzazione nella forma della iconica giacca Bar come forma di un’iterazione maschile, mentre le tute e short in lana con zip e maglieria a coste come seconda pelle per ricordare l’allure del mondo della danza che alla luce delle performance di Rudolf Nureyev aveva acquisito una visibilità mai avuta, perché quella tersicorea è sempre stata una forma d’arte di nicchia.

Lo conferma anche la doppia visione che si riflette nella scelta della colonna sonora che accompagna il ritmo degli indossatori con il “Romeo e Giulietta” di Sergei Prokofiev, danzata da Rudolf Nureyev in coppia con Margot Fonteyn innumerevoli volte, e con la celebre “Danza dei Cavalieri” in loop, in una riscrittura di Gerard Richter.

Credits Brett Llyod

In front row sotto un cielo notturno simulato sopra il tetto di avenue Montaigne vi erano Lewis Hamilton, Bill Nighy, Kate Moss, Rita Ora, la principessa Eugenie, Nicholas Hoult,Tomorrow X Togheter e Pharell Williams che hanno assistito ad una premiere di balletto- moda, che trascendeva la passarella tradizionale, e con la loro presenza ha sottolineato l’appeal della collezione ad un pubblico diversificato, dalla regalità delle teste coronate alle icone della cultura pop.

Tomorrow X Togheter

Un sentimento che è stato catturato da Kim Jones tra i toni sommersi e la sartoria della prima metà dello spettacolo e lo scintillio che ha dominato la seconda parte per una collezione che rasenta l’enciclopedico dove le silhouette moderne condividevano l’omaggio suntuoso dello stile di Rudolf Nureyev, come nei kimoni Uchikake.

Credits Adrien Dirand

E infine il grande finale un coup de théâtre, dove la passarella rotonda e girevole, come in un eterno carillon di danza, assume il significato di trionfo del tormento e l’estasi del corpo insieme alla nonchalance di un omaggio ad una étoile che è sinonimo di fiabesca stravaganza.

 

Di Alberto Corrado