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Per Dolce&Gabbana, designer siciliani, cimentarsi in un reset del guardaroba maschile è sempre una scalata intramontabile. Perché scattano immediatamente i confronti con i grandi. La parola per il prossimo inverno è “SLEEK” che va oltre ad un senso gattopardesco della figura virile.

Bisogna che tutto cambi perché niente cambi”

Il Gattopardo- Giuseppe Tomasi di Lampedusa

C’è un film ricorrente che agita le notti di chi ama la Sicilia: il grande romanzo siciliano Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Un romanzo raffinato e ossessivo che riporta quel famosissimo adagio ambiguo e denso di cupo pessimismo “Bisogna che tutto cambi perché niente cambi”. Se ne parla in ogni occasione in questo momento socio-politico, ogni volta che nella conversazione ricorre il tema della decadenza dei tempi moderni. Se ne discute tanto, e in termini cosi ultimativi che ci appare ai nostri occhi della grave situazione economica, la sfera onirica di ogni artista appartenente alla trinacria è quello di assolutamente sbrigarsi a scrivere il Grande Romanzo Siciliano del ventunesimo secolo.

Una specie di Super Gattopardo che riesca a catastare l’intero immaginario fin nei minimi risvolti identitari.

Per gli artisti viventi il senso di colpa diventa schiacciante, perché ogni esortazione diventa stigma, ma non per Dolce&Gabbana che davanti a un mondo che sta tramontando, davanti all’apocalisse del nuovo, che si rivela, sembra che in verità la vera forma che si rivela sia racchiusa in una parola “Sleek” -elegante.

Dopo un incubo di parecchi anni di moda fluida, che ha tentato di scardinare le forme e le esteriorità maschili, meglio cercare di rimettere in ordine le idee, provando a giustificarsi innanzitutto di fronte alla richiesta del cliente finale, che ama il potere della sartorialità, puntando su una qualità capace di distinguersi dal resto.

Effettivamente ricerca un guardaroba autentico, caratterizzato da tagli perfetti e proporzioni delicate che si ritrovano soprattutto in giacche e cappotti dal look pulito.

Un diktat è stato riconsiderato anche dalle nuove generazioni, che se avevano qualche reticenza, ora riconoscono che la moda deve recuperare valori attraverso la qualità espressa in tutte le sue forme insieme alla cura dei dettagli. Per questo se ne ricava che “Sleek” è sinonimo di eleganza nei fatti, perché porta ad una felice forma di serendipity quando si indossa una giacca, che ha la capacità di resettare la figura, diventare qualcosa di prezioso da indossare, per elevare quella sartoria all’ennesima potenza.

Una collezione curata e importante che gli uomini contemporanei devono tener conto, perché in fondo ci sono solo pochi designer che amano con passione il proprio lavoro e non cadono nel far rivivere la nostalgia dell’eleganza, ma di costruirla con una immagine nuova che lascia da parte le remore dei canoni formali per dare spazio anche a quella eleganza funzionale costruita dal gorpcore che ha colonizzato il decennio precedente.

In mezzo a questo colossale brusio dove la parola “Sleek” suona come implacabile cliché, se pure qualcuno riuscisse a resettarlo, siamo sicuri che avremmo occhi per ammirare e riconoscerla in questa collezione classica senza tempo che ha appassionato pubblico e buyer.

Di Alberto Corrado