Milano come New York: Il Rivington apre le porte al pubblico promettendo grandi emozioni ispirandosi ai ristoranti storici di Manhattan.
Le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare
(George Bernard Shaw)
Parafrasando un classico della commedia americana “Indovina chi viene a cena” con identica intenzione ho accettato il gentile invito a traghettare la mia persona nel primo ristorante newyorchese, con vista mozzafiato sullo Skyline di Milano.
Il ristorante Rivington è un vero e proprio angolo della Grande Mela, ma nel capoluogo lombardo, che influenzerà molto per la sua cucina ispirata ai ristoranti storici di Manhattan e per quella atmosfera jazzy dall’allure retrò, che ha sempre contribuito a rendere unico New York nella mente di tutti noi.
Non è un luogo di cucina sperimentale, perché secondo la filosofia guidata dallo chef Guglielmo Giudice, si basa su piatti della cucina tradizionale americana e sui suoi sapori audaci, che si concretizzano in un ampio menù di piatti classici e iconici.
Questa affermazione, con ogni probabilità, produrrà una punta di scetticismo in lettrici e lettori italiani, perché il luogo comune vuole, che la cucina americana sia fatta di pochissimi piatti non particolarmente allettanti, o almeno di scarsa eleganza.
È proprio questa la sfida di Rivington, aperto nel mese di novembre: mostrare che c’è modo di fare una buona cucina di territorio anche in un Paese la cui cultura alimentare è salvaguardata da decenni di stili e di modi, come consumarla.
Ci sono riusciti, ovviamente, inserendo delle proposte con tocco e stile che somigliano alle grandi rivoluzioni della storia dell’arte e della moda: dai crudi dal Raw Bar e le famose “Oyester Rockefeller” ovvero ostriche cotte al vapore e servite con spinaci al formaggio di pecorino cremoso, all’insalata alla “Waldorf” con l’aggiunta di gorgonzola e la steak tartare preparata direttamente al tavolo.
Anche i secondi si ispirano alle vecchie bisteccherie newyorchesi dette chop-house, dove il piatto forte è la carne come filetto o costolette, cosi ti ritrovi nel piatto il tipico “Surf & Turf”, il cosiddetto filetto di angus abbinato all’astice fresco al vapore con burro aromatizzato e riduzione di Porto, o il sostanzioso “Vanderbilt”, omaggio sostanzioso e sintesi dei cheeseburger più famosi composto da due hamburger da 100g schiacciati e grigliati con new York state cheddar e dijon mayo, su panino tostato accompagnato con fritte a fiammifero. Libidine da addentare.
Il Rivington è ormai identificato come un ristorante dall’ approccio ideologico alla cucina, oggi molto diffuso, e che deriva da quella passione culinaria trascritta nel libro “The Whole Beast: Nose to Tail Eating” di Fergus Henderson, pubblicato nel 2004, dove lo chef mette nero su bianco la sua visione della cucina basata sulla carne, richiamando a gran voce i piatti della tradizione, ormai usciti nella maggior parte dai menù dei ristoranti prestigiosi. Il risultato non è altro che il modus operandi della nonna in cucina, quello del non buttare via nulla e utilizzare ingredienti buoni da creare piatti genuini da condividere, per questo ben vengano i tagli come Rib Eye Steak che noi chiamiamo lombata, Chuck o Top Blade Steak ricavata dal reale o copertina, perfetta per la cottura alla brace.
La grande attenzione è riservata ai dessert come l’iconica “cheesecake” New York style, oppure “apple pie” composta da gelato alla cannella con crumble di amaretti.
Il risultato è che Rivington e ormai nei molti carnet di molti uomini e donne come luogo curato che ambisce ad offrire una narrazione fatta da tanti elementi, che ruotano non solo attorno ad un piatto, ma che rendono quelle ore meritevoli di venir vissute e raccontate agli amici.
Un pensiero che implica anche il coraggio di accompagnare un pezzo di carne con la tradizione newyorchese dei cocktail come Classic Manhattan, Classic Martini o il delizioso Penicillin con blended Scotch Whisky, Islay Scotch Whisky, Local Honey, Ginger, Fresh Lemon. Soluzioni ideali per le situazioni galanti per rompere il ghiaccio, dato che anche quello è raffinato all’interno di grossi Highball (bicchieri da cocktail) dallo stile retrò.
E come si dice per un vestito be spoke qui tutti gli ingredienti risultano perfettamente in accordo e non parlo solo delle pietanze che vengono servite ma anche l’armonia che esige un perfetto momento a tavola come i vini, l’arredo, il servizio. Una armonia che si trova nel piatto e tutt’intorno al piatto, ovvero la corrispondenza tra il luogo e il momento.
L’ingresso di Rivington si trova in Via G.B. Pirelli 20.
Rivington è aperto tutte le sere dalle ore 19.30./Info e prenotazioni: 348 968 7419
di Alberto Corrado