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L’espressione creativa di Daniel Roseberry esplode in questa collezione couture che combina trasgressione e ingegno, ma inconfondibilmente umana.

Dopo la scorsa stagione in cui ogni look tendeva a qualcosa di conciso e sorprendente, Daniel Roseberry, direttore artistico della Maison Schiaparelli, ha voluto per Haute Couture AI 2023-2024 trovare una sensazione più fisica e immediata.

Una ricerca della libertà nei singoli pezzi, talvolta scomposti: da una camicia bianca, i pantaloni perfetti agli enormi cappotti di piuma, fino alla maglieria come cardigan e gonne a tubo.

Un guardaroba che una donna può assemblare come vuole, partendo dalla trasgressione e spontaneità che dovrebbe provare mentre lo compone, proprio come è stata creata questa collezione con un approccio diverso dai tempi della couture, dato che la maggior parte dei look sono stati creati nei giorni precedenti allo show, che è il contrario delle formule dalla testa ai piedi su cui si lavora normalmente per mesi.

Ad unire questa audacia nel modo di lavorare è l’arte del corpo come fonte di ispirazione e protagonista indiscusso, rendendo l’abito stesso un canale visivo che si fonde con la grana della pelle, con la consistenza del muscolo, conferendo ad ogni pezzo un profondo glamour contemporaneo sospeso in un limbo, tra passato e futuro.

Un dialogo continuo con l’arte fin dall’epoca di Elsa, sia della metà del secolo scorso, sia ai giorni nostri, dove un corpo umano viene visto smontato tratto per tratto, ricucito con una pennellata di migliaia di paillettes, oppure un portasigarette in pelle diventa una rifinitura di una gonna di un abito da ballo, in omaggio all’artista irriverente inglese, Sarah Lucas.

La collezione comprende, anche illustrazioni per bambini di Joan Miró, le albe surrealiste di Salvator Dalì, che danno vita a una moltitudine di colori degradé, senza tralasciare Henri Matisse, attraverso la rievocazione dei suoi quattro anni di cattività presso l’Hotel Regina a Cimiez, qui rappresentate dalle fronde delle grande palma del giardino,  ora ricreate in un shearling nero nel fantastico cappotto a pelo lungo, fino alle perline e la polvere blu che ricoprono una moltitudine di superfici che echeggiano la tinta intensa di Yves Klein.

Questa combinazione di trasgressione e ingegno si estende anche negli accessori: le sculture di Giacometti sono reinterpretate con sottili gocce d’oro ricoperte di pietra, per dare vita ad un nuovo capitolo di bjoux, mentre le amate decorazioni di Claude Lalanne hanno ispirato spille e polsini. E ancora montagne di bjoux in legno, per la prima volta per Schiaparelli, la nuova versione della borsa Schiap, dipinta a mano in coccodrillo multicolore, ricoperta da cumuli di perline di legno leggero, o con la tecnica “trapunto” riecheggiata da fili bianchi di perline di gesso.

Ai piedi le scarpe a punta con il buco della serratura con il metro della Maison che corre intorno alle gambe, un dettaglio che ritroveremo nelle future collezioni.

Una collezione inconfondibilmente umana che affonda le radici in tanti riferimenti artistici senza tempo per vestire, decorare, ma soprattutto creare un istinto primario per amare il proprio guardaroba per tutta la vita.

Di Alberto Corrado