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Pierpaolo Piccioli libera la nudità dagli ambiti angusti sociali entro i quali la tradizione l’ha confinata, per pensare a quel senso profondo, servendosi della moda e celebrandola con una collezione estiva.

 

Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, ha mostrato una collezione manifesto sulla rappresentazione della libertà del corpo femminile, nella ‘École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, voluta da Napoleone Bonaparte nel 1811, come istituto all’insegnamento delle belle arti.

Un set up degno della collezione, dove classiche sculture nude di donne esaltavano la celebrazione della femminilità, esplorata da un’interrelazione vitale tra stoffa e corpo.

Il risultato è l’indipendenza del corpo allo sguardo maschile o dalle aspettative della società, per sentirsi a proprio agio nella propria pelle.

“Dobbiamo preservare la libertà delle donne di esprimersi, di esprimere il proprio corpo in modo libero” ha dichiarato Pierpaolo Piccioli dietro le quinte dello show “Penso che il femminismo sia libertà delle donne di essere ciò che sono. Anche nell’esporre il corpo e dire di no” e ha aggiunto “E sono sconvolto dalla repressione politica dei diritti delle donne che devono stare attente a cosa indossare”.

E la sua collezione era fedele alla sua parola, dove la nudità è presentata come uno stato naturale, piuttosto che un mezzo di provocazione, perché la moda è fatta per vestire il corpo, ma qui entra in un rapporto, uno scambio essenziale tra l’abito e la donna che lo indossa, con l’obiettivo di trasformare la nostra percezione del nudo.

Rifuggendo da concetti di sessualità, facendo esplodere clichè di glamour, la collezione esplorava tailleur con tagli audaci, gonne in formato ridotto, che consentivano un movimento dinamico al corpo, e abiti realizzati con la tecnica che Valentino chiama Altorilievo che scolpisce il tessuto in tre dimensioni e creava una sorta di effetto gabbia, composto da fogliame barocco, frutta, fiori e animali.

Ho voluto utilizzare questo ricamo non come decorazione, ma come struttura che diventa tessuto essa stessa” ha detto Pierpaolo PiccioliPenso che questa sia la collezione più esposta che ho realizzato; mostra la pelle, in un modo diverso” e prosegue “ L’idea si basava sulle modanature architettoniche in bassorilievo  negli interni rinascimentali italiani, come vi sono nella Sala Bianca a Palazzo Pitti a Firenze, lo storico e sontuoso luogo fiorentino dove Valentino, nel 1968,  divenne famoso per la prima volta con la sua collezione completamente bianca”.

Una sensualità come esplorazione dei sensi che si percepisce anche nelle T-shirt, jeans, capi semplici, caratterizzati da un rapporto diretto con il corpo. Anche una semplice T-shirt può diventare preziosa, se proposta in seta o preziosamente ricamata, fino ad allungarsi e trasformarsi con drappeggi in un abito da sera.

Anche gli accessori sottolineano il rapporto tra la moda e la donna e la sua libertà, dove le scarpe basse, piatte diventano un tutt’uno con il corpo, per facilitare il movimento, così come la borsa Valentino Garavani Vlogo Moon si modella assecondando le forme del corpo, la catena “V” ellittica avvolge il polso, fondendo donna e capo.

Ancora una volta Pierpaolo Piccioli ricerca con la moda quel senso di libertà e ne certifica l’assoluta alterità rispetto al panorama ottuso circostante dove il corpo diventa simbolo ossessione e perdizione, per restituirci il corpo in ogni sua forma, valorizzando il singolo nella sua interezza e facendoci incontrare la vera bellezza del mondo, che è quella dell’arte e della sua natura, ma anche dell’uomo nel suo profondo e intimo essere.

 

Di Alberto Corrado