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LE ESPOSIZIONI DA NON PERDERSI IN UNA GIORNATA A PASSEGGIO TRA GIARDINI E CORDERIE

In una Venezia bellissima, che ha trovato cura e ristoro in 15 mesi di silenzio e tregua dal turismo selvaggio, ha aperto a fine maggio la XVII edizione della Biennale architettura (aperta fino al 21 novembre 2021), dal titolo How Will We Live Together?, curata dall’architetto e docente del MIT Hashim Sarkis. 

Un evento “nobile”, come lo definiscono gli sessi veneziani, che ha riempito di nuovo la città di professionisti, turisti e amanti dell’arte con una girandola di esposizioni ed eventi. Un caleidoscopio di opportunità in cui non è facile districarsi a meno di non potersi fermare per più giorni. Ecco una sintesi delle tappe da non mancare per chi ha a disposizione un solo giorno per saziare la propria curiosità e riempirsi gli occhi di bellezza.

Arsenale_Photo by Andrea Avezzù - Courtesy La Biennale di Venezia

GIARDINI. Al padiglione Centrale si parte da una premessa semplice quanto essenziale: il pianeta Terra è una architettura e come tale il suo corpo è modificato dalla presenza e dalle azioni di chi lo abita. Edifici e agglomerati urbani si mescolano con quello che qui si trova da sempre: rocce, terra e materia organica, in una inevitabile rapporto di relazioni. L’architettura non è ciò che viene collocato sul pianeta, ma il suo perpetuo modellamento. Da questa chiamata alla consapevolezza, si snodano riflessioni ampie sui temi dei confini, della convivenza tra le specie, sull’incapacità dei territori e delle comunità di reagire a sfruttamento e impoverimento.

Una lettura che sprona a cambiare punti di vista, a iniziare a guardare fiumi, laghi, montagne non come barriere topografiche, ma come elementi connettori di culture e identità. Si avverte, in generale, un senso di urgenza: non è più il momento di pensare al futuro, ma di agire e affrontare le emergenze della Terra. Per capirlo basta fermarsi davanti a The Corridor (2021) installazione di Dan Majka e Gary Setzer che registra i cambiamenti climatici, o Antartic Resolution (2020) di Arcangelo Sassolino (realizzata in collaborazione con il glaciologo David Vaughan), che riproduce il suono inquietante dei ghiacciai che si sgretolano in Antartide. Nella sezione As one planet si entra nella serra di vetro e acciaio di Resurrecting the Sublime (2019), dove si respira il profumo di un ibisco di montagna delle isole Hawaii, estinto nel 1912.

Inghilterra_La Biennale di Venezia
studio LA City to Dust, La Biennale di Venezia

Dietro il padiglione Centrale, davanti ad una vasca d’acqua verde, si trova il trova il padiglione Venezia con Michele De Lucchi. L’architetto ferrarese immagina qui 5 Earth Stations, architetture ideali (che corrispondono alle fasi di crescita degli individui, dall’infanzia all’età adulta) progettate per condividere conoscenze. Un progetto che propone una riflessione sul valore educativo dello spazio costruito, e sulle possibili evoluzioni dei sistemi di apprendimento dell’essere umano.

Poco distante il Padiglione Inglese: The Garden of Privatised Delights curato da Manijeh Verghese and Madeleine Kessler. Qui si parla di luoghi pubblici e aperti, dai pub ai parchi. Dopo 15 mesi di quarantena sanitaria questo padiglione interroga il pubblico – attraverso installazioni immersive – sulla relazione tra spazi accessibili e giustizia sociale. Cartelli posizionati qua e là nelle sale lanciano domande aperte e provocatorie “Possiamo aprire a tutti le piazze-giardino private e ridefinirne l’utilizzo per aumentare la presenza di spazi pubblici all’aperto?”

 Nel padiglione dei Paesi Nordici si entra dopo essersi tolti le scarpe, proprio come si dovrebbe fare in casa. Il tema qui è la capacità di organizzare e ottimizzare le risorse. I curatori norvegesi Helen & Hard hanno chiesto agli abitanti di un complesso di cohousing in Norvegia (da loro stessi progettato) di immaginare insieme un modello di abitativo ancora più connotato dalla presenza di spazi condivisi. La mostra materializza questo ambiente ideale dove aree di lavoro, zone relax, e cura del verde si uniscono in modo razionale. Al termine della visita ci si rinfila le scarpe e si esce con una domande in testa “A cosa siamo disposti a rinunciare, cosa siamo pronti a condividere per raggiungere stili di vita sostenibili?”

Paesi Nordici _La Biennale di Venezia
Spagna_La Biennale di Venezia

Il Padiglione Spagnolo è tra i più suggestivi e divertenti, anche se il tema qui è il meno rassicurante possibile: l’incertezza. Video, plastici, installazioni interattive indagano come la tecnologia può trovare risposte a trasformazioni sociali ed ecologiche. Tra i lavori che più attirano l’attenzione del pubblico c’è Kinesofos, un sofware (a disposizione del pubblico) che traduce movimenti e gesti in immagini astratte proiettate a prete. Un gioco apparente che rivela le interazioni tra corpo, spazio e materia. A pochi metri di distanza c’è il Padiglione del Belgio. Qui si entra in una città in miniatura, realizzata in scala 1/15. Cinquanta progetti di 45 studi belgi costruiscono un paesaggio urbano immaginario che mescola, stili, idee e funzioni. Un mix di progetti, che spaziano da architetture imponenti a semplici edifici di recupero, creando un modello di città libero, grandioso e rattoppato insieme. 

 

 

Belgium_La Biennale di Venezia
Belgium_La Biennale di Venezia

CORDERIE. La passeggiata alle Corderie è lunghissima e piena di meraviglie. Anche qui i temi dell’ecologia e della salvaguardia della biodiversità sono centrali. Non c’è un invito a guardare lontano per cercare soluzioni, ma piuttosto vicinissimo. Il punto di partenza è il tempo presente, non c’è spazio per il lusso di immaginare un futuro lontano, si fa i conti con il “qui e ora”. Molte opere parlano della relazione tra l’uomo e I piccoli elementi della natura. Come le opere di Tomas Libertiny, sculture/alveare che l’artista lascia completare  api, e le installazioni con muffe e terricci di Claudia Pasquero, Marco Poletto, Daniela Mitterberger e Tiziano Derme. Mondi microscopici che ci ricordano il nostro peso sulla Terra. Come City to Dust di Lorien Beijaert e Arna Mackic un pavimento rosso al Centro delle Corderie che riproduce la mappa della città di Venezia. Realizzato in un materiale fragile e friabile si crepa e si sbriciola ad ogni passo, ricordandoci quanto ogni gesto impatti praticamente sull’ambiente, a partire dalla nostra presenza sull’isola.

Il percorso termina con la vista al Padiglione Italia curato da Alessandro Melis. L’esposizione si aggrappa a una parola/mantra di questi ultimi anni: resilienza, ovvero la capacità della materia vivente di autoripararsi dopo aver subito un danno. Da qui il racconto di tante piccole storie di comunità nel nostro Paese che lottano contro la desertificazione del meridione, la riduzione delle risorse di acqua dolce e della produttività agricola, l’impoverimento generale dei territori. Non una boccata di ossigeno, ma piuttosto uno viaggio tra realtà tese, difficili, da cui ancora una volta si esce interrogandosi su quali siano le risorse e le soluzioni da mettere in gioco, e la consapevolezza che queste sfide non si possano più scaricare alle generazioni future.

Italia_La Biennale di Venezia

Gli eventi satellite alla Biennale sono moltissimi. E meritano almeno una giornata di vista a parte. Tra questi segnaliamo la personale dell’artista svizzero Not Vital all’Abbazia di San Giorgio Maggiore e The Majlis alla Fondazione Caravane, ricognizione sull’architettura nomade e sui pionieri dei materiali rinnovabili Simon Velez e Stefana Simic. Lo ECC, ovvero lo European Cultural Centre, allestisce, come da tradizione, tre esposizioni a Palazzo Bembo, Palazzo Mora e Palazzo Michiel. Qui sono chiamati a raccolta artisti, università e studi di architettura da tutto il mondo. Un’occasione per godere – con una prospettiva a volo d’uccello – di ciò che accade negli ambienti di ricerca internazionali:  dadagli americani Bryanoji Design Studio, ai canadesi Henriquez Partners Architects, fino agli italiani SBGA| Blengini Ghirardelli e Gherardi architetti.

 di Elisabetta Castellari

Immagini | Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, How will we live together?Photo by:  _AZV: Andrea Avezzù  _FG: Francesco Galli   _JS : Jacopo Salvi