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Dalle quattro mura di una sartoria di Buenos Aires alla conduzione della Maison Moschino. Adrian Appiolaza propone una riflessione sullo statuto dell’immagine moda.

Se la gente sapesse come amo l’Italia, non sarei soltanto il Presidente, sarei anche il Papa. Contemporaneamente”.

Franco Moschino

La moda rappresenta una immagine mai fissa, ma sempre in movimento.

Questa affermazione fondamentale, impartita da critici e storici della moda rappresenta la consapevolezza necessaria a chi la moda la produce e ancor di più a chi la consuma, tanto più in un mondo come quello attuale in cui siamo bombardati da una burrasca di immagini delle varie aziende.

Oggi addirittura, senza sporcarsi le mani, dettando indicazioni a quella macchina raffinatissima che è l’intelligenza artificiale, che di intelligente avrà la fulminea capacità di calcolo, ma che sempre macchina è.

La evoluzione della moda è piena di immagini bellissime, ipnotiche che ci portano a farci una domanda relativa di quali sono i principi fondamentali e condivisi che possano essere rendere messaggi fruibili e condivisibili.

Non esiste, e forse non esisterà, una risposta ad un tema così ingannevole, come quello del rapporto tra realtà e immaginazione.

Ma esiste un’accezione che scardina la linearità del messaggio, ed è quella dell’artistica umanità.

L’estetica senza etica è cosmetica diceva Ulay, pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, artista e fotografo tedesco, considerato una delle figure chiave della performance art degli anni settanta. E l’etica non può essere che quella della riflessione poetica dell’artista nei confronti della sua anima.

A tutt’oggi nessun reel o storia social raggiunge la forza espressiva prodotta dalla creatività poetica, come corrispondenza tra anima e segno tangibile su carta.

Un’ arte da subito condivisa fin da piccolo dal nuovo direttore creativo Adrian Appiolaza, nominato dalla Maison Moschino, che debutterà con la collezione donna Autunno/Inverno 2024, al Museo della Permanente, durante la Milano Fashion Week. Un luogo caro al fondatore del brand che nel 1993 debuttò con la storica mostra “Moschino – X anni di Kaos!”.

Adrian Appiolaza Moschino Creative Director picture by Daria Svertilova

L’intenzione di andare oltre la superficie delle cose, e farlo con la sua teatrale leggerezza, la ricerca di collezionare abiti dei designer che hanno cambiato la storia del costume, la poetica della creazione di un capo di alta sartoria, e il valore incalcolabile dello studio degli archivi sono i valori che passano attraverso i disegni di questo giovane designer di Buenos Aires, che amava fin da ragazzino la moda, viaggiando solo con la fantasia tra le quattro mura della sartoria della nonna, assorbendo le basi di quello che sarebbe diventato il suo lavoro.

Poi il lungo viaggio verso Londra accompagnato da sogni, speranze, dove si iscrive alla Central Saint Martins, lavorando nel frattempo come junior designer da Alexander McQueen e da Miguel Adrover.

Dopo il diploma il corso della sua vita cambia con la conoscenza di Phoebe Philo che vuole a suo fianco da Chloè nel 2002, poi da Miu Miu nel 2006, da Louis Vuitton con Marc Jacobs come senior designer e di nuovo Chloè nel 2012 come designer director con Clare Waight Keller, infine da Loewe, a fianco di J. W. Anderson, con la carica di women’s Ready- to Wear Design Director.

Ready To Wear SS 2024

Tutte queste esperienze estetizzanti e la randomizzazione dell’archivio di Franco Moschino, dalle giacche con le cartoline in 3D all’abito con la gonna realizzata con 20 reggiseni fino agli innumerevoli trompe-l’oeil, saranno i segni di un nuovo capitolo della Maison, sempre con un tocco teatrale, in puro stile moschiniano.

Resort 2022
Resort 2022

Approcci diversi, ma accomunati dalla dematerializzazione dell’immagine che diventa pura luce di una nuova avanguardia estetica e dalla sua riappropriazione come contenitore di senso nell’abitare questo tempo, sublimando i pregi e ironizzando sui difetti.

Ready To Wear 2020

Il tutto legato al disegno come pratica simbolica o progettuale, ma comunque fondamentale perché per un artista disegnare è scoprire.

E il futuro della moda è ancora tutto da scoprire, a patto di riuscire a cambiare l’inquadratura.

 

Di Alberto Corrado